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Ovunque è poesia alla scoperta di uno sguardo diverso sul mondo

Cos’è poesia?

Un pomeriggio di pioggia che picchia sui vetri?

Il sole che si stiracchia al mattino?

La commozione sul viso antico della nonna?

Gli occhi rossi del tramonto?

Oppure il bidone della spazzatura, un martello pneumatico, il letto disfatto e la mela abitata dal verme?

Forse tutto è poesia, quel tutto che le parole ci insegnano a guardare con occhi diversi.

Gli occhi di un poeta.

La spazzatura che racconta di vite, il martello come i nostri pensieri che picchiano e non ci lasciano in pace, il letto caldo che ci consola e un piccolo verme affamato che ci sorride sazio di mela.

Sì, gli occhi del poeta ...

Cos'è poesia?

Scriviamo una serie di argomenti sui quali vorremmo fare poesia. E proviamo a scrivere una poesia libera.

Libera cioè: puoi scegliere tu di cosa parlare, ma deve essere qualcosa che ti appassiona veramente e scritta "liberamente". Ora ti spiego.

Mi hanno spesso domandato quando scrissi la mia prima poesia, quando nacque dentro di me la poesia. Cercherò di ricordarlo. Molto tempo fa, durante la mia infanzia, quando avevo appena imparato a scrivere, sentii una volta un’intensa emozione e scrissi alcune parole semirimate, ma estranee a me, diverse dal linguaggio quotidiano. Le trascrissi in bella copia su un foglio, preso da un’inquietudine profonda, un sentimento fino allora sconosciuto, una specie di angoscia e di tristezza. Era una poesia dedicata a mia madre, a colei cioè che conobbi come tale, l’angelica matrigna la cui dolce ombra protesse tutta la mia infanzia. Assolutamente incapace di giudicare la mia prima produzione la portai ai miei genitori. Erano in sala da pranzo, immersi in una di quelle conversazioni a voce bassa che dividono più di un fiume il mondo dei bambini e quello degli adulti. Porsi loro il foglio con quelle righe, ancora tremante per la prima visita dell’ispirazione. Mio padre, distrattamente, lo prese in mano, distrattamente lo lesse, distrattamente me lo restituì, dicendomi: - Da dove l’hai copiato? E continuò a parlare a bassa voce con mia madre dei suoi importanti e remoti affari. Mi pare di ricordare che fu così che nacque la mia prima poesia e così che ricevetti il primo distratto cenno di considerazione dalla critica letteraria.

Pablo Neruda, Confesso che ho vissuto, Milano, SugarCo, 1980, p. 28.

In che modo il poeta ricorda il momento in cui scrisse la sua prima poesia? Vediamo insieme come costruisce il testo e poi ...

Ricordo ancora quando scrissi la mia prima poesia ... (lavoriamo sui possibili incipit, spero tu li ricordi, e poi scriviamo il nostro testo)

CUT UP: la tua cara prof ha fatto a pezzi alcune poesie che presto leggeremo insieme. Dividiamo in gruppi, armiamoci di colla e fogli e poi ogni gruppo estrarrà striscioline di "parole poetiche" orfane di verso e strofa. A voi il compito di ricomporle e di scoprire che le parole hanno un peso.

Cosa serve: un sacchetto, dei tubetti di colla, qualche cartellone, e ... un po' di parole sgualcite.

Ci dividiamo in gruppi e ogni gruppo potrà scegliere dieci ritagli di poesie per creare una poesia inedita.

Queste sono le poesie sulle quali lavoreremo ma che non leggeremo se non alla fine della nostra attività. (clicca qui)

Divisi in gruppi da tre "discutere" sui seguenti punti:

- parole dense, cioè quelle parole che trasmettono maggiori sensazioni sia emotive sia sensoriali;

- come il poeta è andato a capo, ormai abbiamo capito che non è un caso e in assenza di rima la fine del verso assume un valore;

- qual è il tema centrale, confrontatevi tra di noi e identificate uno o più temi che vengono espressi nella poesia;

- qual è il messaggio che i tre poeti ci hanno voluto trasmettere, il perché non poteva mancare nella nostra analisi quindi ... perché?

presentazione di Simona Martini

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