Ho conosciuto Godelieve Denys-Struyf nella sua tardissima età, nel 2008, un anno prima che lei morisse, dopo aver vissuto una vita piena.
Fu all’ interno della festa di fine formazione psico-comportamentale a Bruxelles, durata due anni, nella quale sono state proposte molteplici attività che avevano come scopo il fare emergere la struttura che mi sosteneva, che mi sorregge, che mi fa agire. Una formazione creata allo scopo di fare un viaggio dentro noi stessi, per trovare e conoscere il personaggio principale che ci abita, che orienta le nostre scelte, che muove i miei fili inconsci e guida le mie azioni, insomma.
E’ alla fine di quello strano percorso, fatto di esperienze sensoriali e comportamentali, costellato di attività manuali e corporee, e che consiglio a tutti i terapeuti ( cercare ICTGDS.org ), che ho potuto avvicinarmi a lei e approcciarmi alla sua persona gentile.
Al termine di una lunga conversazione, carente del coraggio che serve per autoimmortalarmi con il telefonino in quello che anni dopo sarebbe stato chiamato un banale selfie, mi sono fatto scattare una brutta foto, che non le rende merito, ma che fissa il prezioso ricordo di quella giornata nei miei pensieri.
Era una donna di una umiltà sorprendente, sempre disposta ad avere una parola buona per tutti.
E non era la sola nell’ambiente: ricordo ancora un anziano signore che, con la scopa in mano al termine della festa, spazzava i refusi cartacei dei dolci e dei pasticcini offerti. Quell’ anziano e canuto signore era il dr. Struyf, suo marito, celeberrimo agopuntore belga.
Godelieve e la sua famiglia solevano tenere un profilo basso, lontano dalle apparenze, da quelli che sarebbero poi diventati i social e dalle manifestazioni pubbliche.
Era così Godelieve, bella, umile ed “alta”.
Nata e cresciuta in Congo, Africa, nel 1931, Godelieve ha perseguito in Europa una formazione artistica specializzata nella forma umana, imparando a confrontare, ad osservare.
Diventa fisioterapista a 28 anni e sviluppa il suo metodo tra gli anni '60 e '70 e inizia la ricerca che porterà all'identificazione delle sue 5 sequenze muscolari (di cui una doppia, la PAAP). Il suo acuto senso di osservazione acquisito come ritrattista le è servito bene: ha osservato e disegnato centinaia di pazienti, ha eseguito misurazioni su centinaia di raggi X, prima di compilare e illustrare i suoi risultati. Ha anche dedicato gran parte del suo tempo all'insegnamento e alla formazione del suo personale.
Dal 1971 al 1976, GDS ha studiato osteopatia presso la European School of Osteopathy (OEO) fondata da Thomas Dumer, a Maidstone (Inghilterra).
Dal 1976 al 1983 è stata docente di catene muscolari presso la stessa scuola.
Nel 1972, GDS ha seguito l'insegnamento di Françoise Mézières, pur continuando a sviluppare il proprio metodo. Più anziana, la Mézières è stata una pioniera in Francia, tra i terapisti con una visione globale del corpo. Il suo approccio era essenzialmente mirato a rilassare la catena muscolare posteriore, responsabile, secondo lei, di molti disturbi biomeccanici.
La Struyf ha costruito ponti con altre metodiche e non ha escluso alcuna tecnica terapeutica, purché applicata nel rispetto del "terreno" della persona. È così che ha evidenziato i collegamenti tra il suo metodo e l'embriologia o la medicina cinese, tra gli altri.
Come terapista, l'autrice della metodica (GDS è l’acronimo del suo nome) si è resa conto che le persone spesso sono sottoposte a metodi e tecniche protocollate, come vediamo con le tecniche di massaggio infantile, uguale per tutti i bambini. Al contrario, sostiene la Struyf, dobbiamo adattare i nostri metodi e le nostre tecniche alle persone.
Ma per raggiungere questo obiettivo dobbiamo ricercare i mezzi: l'autrice ha impiegato tutta la sua vita continuando la sua ricerca fino alla sua scomparsa, nel 2009, aiutata da uno spiccato senso di osservazione nato ed esercitato con la ritrattistica. La Struyf ci ha lasciato numerosi scritti e disegni che servono in particolare ad illustrare le pubblicazioni che ne riguardano il metodo.
Utilizzando quindici anni di esperienza nel campo della ritrattistica, analisi morfologica e psicologica delle forme e antropometria, l'ideatrice del metodo ha avuto l'idea di applicare la modalità di osservazione che si sviluppa nel disegno e nell’arte, alla fisioterapia, all’ interno dell’ambito delle deformazioni posturali e del dolore proveniente dal sistema locomotore. Questa modalità ha consentito di ottenere un approccio più individualizzato alla meccanica umana.
Il metodo di lavoro si è successivamente dimostrato utile anche in vari altri campi. Partendo dall’ assioma che "Il corpo è linguaggio", l'autrice si è applicata per stabilire le basi di una comprensione psico-corporea destinata al bambino, oltre che all'adulto, che si esplica in un lavoro corporeo composto da una speciale ginnastica e di un modo di utilizzare il proprio corpo più consapevole e adeguato alla struttura biomeccanica e alla tipologia della persona che viene coinvolta nell’attività motoria.
Queste basi psico-corporee destinate sia ai bambini che agli adulti, vengono utilizzate per esempio per supportare i genitori durante la gravidanza e il parto. Sono inoltre rivolte ai genitori e a tutte le persone responsabili dei bambini per la comprensione e il sostegno del bambino durante la sua crescita.
Quando la parola è assente, incerta, celata o mal espressa, il corpo offre mezzi di comunicazione e canali terapeutici eccezionali. È importante essere in una situazione per vedere, capire e rispondere ai messaggi gestuali e posturali; essi sono parole non verbali che aiutano ad alleviare i disturbi.
Il metodo delle catene osteo-articolari e muscolo-aponeurotiche G.D.S. offre essenzialmente tre approcci:
1. Un metodo di lettura della postura, del gesto e delle forme del corpo, che fornisce, come detto sopra, gli elementi per una migliore comprensione del neonato, del bambino, dell'adulto e degli elementi del dialogo terapeutico. Un metodo di lettura per una corretta relazione terapeutica, che viene anche utilizzato per identificare un “terreno”, con i suoi punti di forza e di debolezza, al fine di utilizzare uno specifico approccio terapeutico o una strategia di prevenzione.
2. Un metodo di ginnastica e di consapevolezza psico-corporea. Sulla base della suddetta lettura, le osservazioni relative al modo di utilizzare il corpo determinano le indicazioni d'uso per una più adeguata gestione del sistema muscolo-scheletrico, per un approccio funzionale personalizzato dell’attività fisica e per un uso armonico del proprio corpo, al fine di preservare la meccanica articolare e posturale.
L'accento verrà posto in particolare sul lavoro di approfondimento sulla consapevolezza osteo-articolare perché, per una buona utilizzazione corporea, è importante vivere in un corpo ben strutturato.
Pensare, visualizzare, percepire una struttura in noi stessi, cioè il nostro “telaio” osseo, il nostro supporto scheletrico, costituisce un approccio che ci consolida da un punto di vista psicocorporeo, essenziale per la forma, per essere sé stessi, per essere attivi e creativi. Correggere le immagini errate che abbiamo del nostro schema corporeo e del suo funzionamento, vivere il nostro corpo ri-costruito con immagini vere, rappresenta un passaggio essenziale per un migliore funzionamento, evitando "falsi movimenti" che accelerano l'usura.
Questo aspetto diventa ancora più importante quando si tratta di superare una disabilità, le conseguenze di un trauma, un intervento chirurgico o alleviare il dolore reumatico, accelerando i progressi riabilitativi.
3. Un metodo di cura, modellamento, regolazione osteo-articolare e messa a punto delle varie tensioni muscolari, tramite un approccio manuale. Questo specifico aspetto del metodo, che riguarda il rapporto forma/funzione è paragonabile a ciò che si potrebbe chiamare “scultura sui vivi”. Il corpo viene modellato, regolato, con l'ausilio di sostegni, manovre terapeutiche che combinano contrazioni isometriche, stretching, posture e ristrutturazioni associate ai massaggi. Questi massaggi sono profondi e specifici, leggeri ma energici, spesso con una azione riflessa.
Nonostante le potenti tecniche di terapia manuale proposte nella metodica, il G.D.S. insiste su un fatto: la ridondanza di strategie motorie, il funzionamento armonioso del corpo, l'equilibrio, l'unità e la centratura, sia per il bambino come per l'adulto, non è solo una questione di “sblocchi” di articolazioni, catene miofasciali, emozioni: il funzionamento armonico del corpo di una persona è soprattutto una questione di costruzione, di strutturazione psico-corporea, lenta, paziente e precisa, di un corpo e di una mente troppo spesso frammentati dai nostri modi di pensare e di vivere.
Si tratta di un corpo da costruire o da ricostruire, da strutturare e densificare, l’obiettivo è creare un edificio sacro in cui l’obiettivo è la centratura e l'unità della persona.
La nostra epoca fornisce alle persone diversi elementi e suggerimenti su cosa dobbiamo o possiamo annullare, diluire ed eliminare, ma ci vengono forniti pochissimi elementi su come costruire, solidificare e radicare.
Destrutturare è solo un passaggio, ma poi devi consolidare la nuova struttura, per avere successo.
Le applicazioni proposte nella metodica seguono in qualche modo il percorso intrapreso dall'ideatrice del G.D.S.
Godelieve Denys-Struyf (GDS) pensava che non esistessero tecniche buone o cattive, può esistere soprattutto l'applicazione disastrosa delle tecniche quando esse, secondo la moda o la routine, vengono applicate a tutti senza discernimento; o anche quando, senza oggettività, proiettiamo la nostra esperienza, il nostro vissuto sugli altri e cerchiamo attraverso gli altri i processi della nostra propria terapia.
Più efficace è la tecnica, più essa è potente, in grado di guarire le persone, più essa può anche distruggere.
Per terminare, in aggiunta a questo approccio personalizzato sul paziente, il percorso offerto dal G.D.S. offre a tutti la possibilità di farsi carico...di noi stessi, il paziente e il terapista che è in ognuno di noi.
La dipendenza terapeutica non viene incoraggiata, al contrario viene stimolata l’autonomia: ognuno viene invitato a rendersi conto che può, se vuole, avere le chiavi della propria casa.
Attraverso le catene muscolari GDS, attraverso queste "chiavi del corpo", ognuno può imparare a gestire sé stesso, imparare a sviluppare una strategia di prevenzione psico-corporea ben calibrata o contribuire alla guarigione del proprio corpo che si è ammalato.
Da qui il senso di quella lunga chiacchierata alla fine della festa, dove il senso finale poteva essere tradotto con: “Fabio, se tu vuoi aiutare qualcuno nel tuo lavoro, devi essere ben strutturato e avere basi solide: se non le hai, è come tu se fossi sulla riva di un fiume cercando di aiutare una persona che sta annegando: se non sei stabile e ben piantato con i piedi, annegherete tutte e due”
Dopo anni di lavoro interiore, ancora non so se ora dispongo di basi così solide, ma certo è che il seme del mio “albero interiore” è stato piantato e forse, quando ora ci presto attenzione, nel silenzio, sento le radici germogliare.
Tratto da un testo di Godelieve Denys-Struyf e famiglia, tradotto e adattato da Fabio Colonnello.