IL FONDO ANTICO
Il catalogo più importante della Biblioteca Storica è il Fondo Antico (FA), preziosa raccolta del Liceo Classico Beccaria, oggi confluito nel Liceo Vasco Beccaria Govone.
Il FA comprende i libri considerati "antichi", ossia stampati entro il 1830 (anno dell'introduzione del torchio meccanico), data spartiacque per distinguere il libro antico da quello moderno. Nel caso di raccolte iniziate entro tale data, sono compresi nel FA anche i volumi pubblicati successivamente, per evitare di "spezzare" la raccolta.
Gran parte dei libri del FA sono già catalogati on line.
I libri più preziosi del Fondo Antico:
6 CINQUECENTINE
Tra queste il Cirugia universale e perfetta di tutte le parti pertinenti all'ottimo chirurgo di G.A. Dalla Croce et alii , stampato a Venezia nel 1583 dall'editore Francesco Ziletti.
Giovanni Andrea Dalla Croce (1515 – 1575) fu membro del Collegio chirurgico di Venezia. Il libro contiene molte tavole con disegni di strumenti chirurgici.
Una curiosità: la pergamena con cui è rilegato reca caratteri ebraici; probabilmente per la rilegatura era stato utilizzato un vecchio rotolo contenente una preghiera ebraica.
5 SEICENTINE
Tra queste c' è l'altro volume di medicina del Fondo Antico, L' opere chirugiche del signor Girolamo Fabritio d'Aquapendente ... divise in due parti.
Girolamo Fabritio d' Aquapendente (1522-1619), chirurgo dell’Università di Padova, allievo del Falloppio, fu uno dei fondatori dell’anatomia comparata e dell’embriologia. Il volume, stampato nel 1678, contiene una decina di tavole raffiguranti strumenti medici.
24 SETTECENTINE
Tra queste il Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano di Galilei Galileo, in formato in 4°, pubblicato nel 1710.
Il libro della nostra Biblioteca è una ristampa dell'edizione di G.B. Landini stampata nel 1652 a Firenze, colpita dalla censura. L'edizione in possesso del Liceo indica come falsa città di stampa "Fiorenza", ma in realtà fu stampata a Napoli: la falsa indicazione era un modo per aggirare l'ostacolo della censura.
Nell'edizione in nostro possesso al testo del Landini sono aggiunti altri testi tra cui la Lettera a Madama Cristina di Lorena e l'abiura di Galileo.
LE OPERE DI GIAMBATTISTA BECCARIA
Parte rilevante del Fondo Antico è costituita dalle opere di Gimbattista Beccaria (Mondovì 3 ottobre 1716 - Torino 27 maggio 1781), fisico, matematico e monaco cristiano monregalese, a cui è intitolato il Liceo Classico monregalese.
- Dell'elettricismo artificiale e naturale libri due, Torino, nella stampa di Filippo Antonio Campana, 1753, volume unico (In copertina: Al Gabinetto letterario di Mondovì 15.11.1841 G.G.)
- Elettricismo atmosferico. Lettere di Giambattista Beccaria, Bologna , Colle Ameno in Bologna all'insegna dell'Iride, 1758, volume unico. (mss.: A. Botto Capitano del Genio 1875. Dedica, in ricordo degli studi fatti nel 1852 e in memoria del Terzo centenario del Card. Bona)
- Dell'Elettricismo. Opere del P. Giambattista Beccaria, Macerata, dalla nuova stamperia di Antonio Cortesi, 1793, volume unico. (mss.: Botto Comm. Antonio, Maggior Generale del Genio della Riserva 10.10.1909. Dedica, in ricordo degli studi fatti nel 1852 e in memoria del Terzo centenario del Card. Bona).
GLI ALTRI FONDI
L' ANGOLO DANTESCO
Uno spazio speciale comprende le opere legate a Dante Alighieri:
- l'Orologio dantesco
- La Comedia di Dante degli Allaghieri col commento di Jacopo di Giovanni della Lana
- La Divina Commedia di Dante Alighieri illustrata da Gustavo Dorè
- La copia micro-calligrafica
Un orologio particolare, opera del professor Mercurino Sappa e di Giovanni Agnelli (1848-1926), maestro e storico del territorio di Lodi, autore, tra l’altro, della Topo-cronografia del viaggio dantesco pubblicata nel 1891 da Hoepli.
Mercurino Sappa (1853-1926) era legato alla città di Mondovì, dove morì e dove fu docente di Italiano al R. Liceo Beccaria a partire dal 1884, fino al pensionamento avvenuto il 1° ottobre 1923; poeta, fu critico letterario con studi su Dante.
L’orologio dantesco venne presentato all’Esposizione Universale di Torino del 1898.
Il suo funzionamento è illustrato in un opuscolo (Orologio dantesco per la cronografia della Divina Commedia) ad opera dei due inventori, stampato dalla tipografia Issoglio di Mondovì nello stesso 1898.
Alcune correzioni a penna sono spia della fretta con cui l'opuscolo fu stampato, come viene ammesso anche in un foglietto di velina inserito all'inizio.
In realtà, l’orologio fu costruito nel 1891 e già veniva impiegato, a scopi didattici, da sette anni al Beccaria, come si può leggere nelle Avvertenze che aprono l’opuscolo: “Questo orologio, che serve per dichiarare le numerosissime posizioni astronomiche, colle quali Dante segna le ore del suo viaggio d’oltre la tomba, da sette anni, adempie l’officio suo nel R. Liceo di Mondovì, con vantaggio dell’insegnante e della scolaresca”.
L'orologio, quindi, doveva servire per illustrare agli allievi i numerosi riferimenti astronomici del poema, risparmiando al professore “il tempo e la fatica di tracciare col gesso sulla lavagna dei laboriosi disegni”.
Come si può vedere, le lancette rappresentano la luna e il sole, l'orologio infatti doveva servire per determinare la loro posizione rispetto alla terra (“la posizione della luna, nel primo giorno, è diametralmente opposta a quella del sole”) per ricavare l'ora. Sul quadrante, infatti, appaiono lo Zodiaco e le 24 ore.
L'orologio data l'inizio del viaggio dantesco al 25 marzo 1300, compresa la notte precedente di smarrimento nella selva, seguendo quindi la linea minoritaria della critica (la maggior parte delle edizioni, anche quelle attualmente in uso nelle scuole, accetta invece l' 8 aprile -venerdì santo- come inizio del viaggio), anche se al termine dell'opuscolo vengono fornite le coordinate per ricalcolare i movimenti per l'8 aprile.
Lo stesso Agnelli, nella sua Topo-cronografia del viaggio dantesco, infatti, adottava la data dell'8 aprile.
Nell'opuscolo viene anche fornita una tavola dei giorni impiegata da Dante nel suo viaggio, partendo dal Giorno I (24-25 marzo) per concludere col Giorno VI (30 marzo) in cui Dante termina il viaggio nel Purgatorio; le ore, per la prima Cantica, sono regolate secondo il meridiano di Gerusalemme, mentre per la seconda Cantica secondo il meridiano del Paradiso Terrestre. Per quanto riguarda la terza Cantica, invece, "si passa da un meridiano all'altro, come porta l'occasione”: i cieli e l'empireo infatti si muovono in uno spazio-tempo che non è misurabile col tempo umano. Le 6 Tavole che illustrano il funzionamento dell'orologio, infatti, fanno riferimento esclusivamente all'Inferno e al Purgatorio.
Tenendo presente che la scansione oraria era tarata sul giorno liturgico -per cui il giorno iniziava alle ore 6.00 e la notte alle ore 18.00- le ore 24 dell'orologio corrispondono alle 6 ant., le 6 dell'orologio a mezzogiorno, le 12 dell'orologio alle 6 pom., le 18 dell'orologio a mezzanotte.
Basandoci sui versi danteschi, Inf. I, 37-40, le lancette dell'orologio all'inizio del viaggio sono così posizionate:
Gerusalemme, ore 24 (= 6 ant.) del 25 marzo
Il sole è nell’Ariete, verso i Pesci; la luna è nella Bilancia, diametralmente opposta all’Ariete
Comedia di Dante degli Allaghieri col commento di Jacopo di Giovanni Dalla Lana bolognese
Giovanni Dalla Lana, grammatico bolognese (circa 1290-1365), scrisse il commento al poema dantesco tra 1324 e 1328, quindi poco dopo la morte di Dante avvenuta nel 1321.
Si tratta del primo commento integrale del poema dantesco, per di più in lingua volgare (in precedenza per commentare il poema dantesco si usava il latino).
E' un commento non solo retorico e linguistico, ma che affronta anche questioni filosofiche, dottrinali, con riferimenti biblici e mitologici.
Al termine, un Indice indica gli Argomenti delle Cantiche e dei Canti.
La stampa dell'edizione in nostro possesso venne "cominciata il 22 novembre 1864, e terminata il 22 aprile 1865", come si può leggere nell'ultima pagina.
La Divina Commedia di Dante Alighieri illustrata da Gustavo Dorè
Gustavo Dorè fu uno degli illustratori più importanti dell’Ottocento.
Complessivamente sono state realizzate 136 xilografie di grande formato (35x24,6), in bianco e nero, tra cui un ritratto di Dante per accompagnare il testo della Commedia.
Le illustrazioni furono progettate nel 1855. Inizialmente Dorè faticò a trovare editori disposti a sostenere le spese per il suo progetto, quindi fu lui stesso a finanziare la pubblicazione dell'Inferno, stampata nel 1861. L'opera riscontrò un grande successo, tanto che Dorè completò l'opera con le illustrazioni delle altre due Cantiche.
L’opera illustrata fu pubblicata tra 1861 e 1868. La prima edizione italiana uscì nel 1868 a cura dell'editore milanese Sonzogno. L 'edizione in possesso della nostra Biblioteca (Milano, Sonzogno) è del 1887.
Rispetto al testo dantesco ci sono alcuni “tradimenti”, ad esempio Lucifero ha una sola faccia e non tre.
TRASCRITTO MICRO-CALLIGRAFICO DELLA DIVINA COMMEDIA
Nella Biblioteca storica del Liceo campeggia anche un' edizione particolare della Divina Commedia, realizzata a Gorizia nel 1888.
La sua storia è particolare: il tipografo Francesco Cossovel, in seguito al tragico incidente in cui perse la vita il figlio (precipitato al suolo a causa del crollo improvviso del pavimento della soffitta in cui stava giocando), subì uno shock talmente forte che i suoi nervi ottici subirono una dilatazione permanente in grado di permettergli di vedere a occhio nudo anche cose piccolissime senza bisogno di lenti di ingrandimento. Grazie a questa anomalia, potè ricopiare l’intera Divina Commedia in un unico foglio di pergamena di dimensioni 48,5 x 69 cm.
In alto si distingue un ritratto di Dante sotto al quale una scritta precisa che si tratta di una trascrizione microcalligrafica a mano libera composta da 14.233 vv., c.a 96.000 parole, c.a. 400.000 lettere.
Il manoscritto fu fotografato dopo la trascrizione per ricavarne un clichè delle stesse dimensioni da cui furono ricavate molte copie.
LETTERA DI GIOSUE CARDUCCI
Nel 1879 il ministro Coppino inviò come ispettore presso il Liceo Beccaria Giosue Carducci.
Presso la Biblioteca storica è conservata la lettera autografa, datata 3 giugno 1879, con cui Carducci, da Casale Monferrato, e il Prof. Giacomo Platner (docente di Matematica), che lo accompagnava, chiedevano al Preside (il sacerdote Morchio) e ai docenti una serie di relazioni per il 5 giugno, giorno in cui sarebbero arrivati a Mondovì.
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