“Dobbiamo renderci conto del fatto che, come esseri umani, abbiamo bisogno della reciprocità e della sensazione di sicurezza” - Stephen Porges
Ci sono momenti in cui i corpi hanno necessità di vivere tempi di silenziosa reciprocità.
Qui ... Piedi che si muovono, si spostano, in osservazione. Accanto, vicino. In ricerca. Si fermano, in posture riflessive. In dialogo. Ma anche piedi che non vogliono fermarsi...
Anche i corpi dei bambini sentono il bisogno di entrare in una silenziosa connessione con l'Altro da sè. Accanto. Vicino. A distanza. Pelle a pelle. Con energia. Con delicatezza.
Senza Mai Giudizio.
Con i corpi, con le mani, con i pensieri, con gli equilibri, con le emozioni.
Giocare! Meraviglia e Stupore nel QUI ED ORA!
Gioco spontaneo. E materiale destrutturato.
Tra gli esercizi neurali per allenare il Nervo Vago Ventrale e creare un contesto in cui sentirsi al sicuro, il gioco svolge un ruolo di eccellenza: S. Porges evidenzia come il gioco corporeo, quale ad esempio anche il gioco di lotta, sia fondamentale per i bambini e le bambine al fine di allenare il funzionamento del vago ventrale e il sistema simpatico nel coinvolgersi insieme in una modalità positiva e di ulteriore rinforzo per il Sistema Nervoso Autonomo.
EFFIMERO. Parola che deriva dal greco ephémeros, composto da epí <<sopra, in>>, ed heméra <<giorno>>, quindi <<che dura un solo giorno>>.
Una traccia UNICA, che rispetta processi ed emozioni. Una traccia IMPORTANTE ORA. OGGI.
Essere ORA e nel QUI ED ORA. Il più grande insegnamento dei bambini a noi adulti.
Libertà di creare. Libertà di inventare. Liberta di essere unici. Liberta di immaginare. Libertà di fare e/o non fare.
Liberta di Essere. Essere nella propria Unicità.
Essere riconosciuti ORA nella propria Individualità ed Unicità è la base sicura del GIOCO.
Il Gioco che non omologa. Che non giudica. Che non "manipola".
Il GIOCO che fa sentire al sicuro. Grandi e Piccoli.
Da questa formazione esperienziale, quali domande ci siamo portatE nel "nostro luogo sicuro"?
Guardo il bambino nei suoi bisogni, nella sua reale essenza?
Come posso organizzare al meglio gli spazi?
Con i bambini ho il coraggio di sperimentare?
Tanti materiali o pochi materiali?
Dove voglio arrivare?
Rifaresti questa esperienza?
Sarò in grado di mettere in atto ciò che ho scoperto?
Come posso trasmettere questa esperienza?
E' realizzabile tutto questo nelle realtà scolastiche di oggi?
C'è certezza nel processo educativo?
Dopo questa esperienza mi chiedo: quanto volte ho sbagliato nel rapportarmi con i bambini?
Sarò in grado con il tempo di cambiare prospettiva di sguardo verso i bambini? E anche verso il mio bambino interiore?
Può il sogno diventare realtà?
Come riuscire a ritornare come bambini?
L'emozione di oggi: come farla uscire ancora? Come insegnarla agli altri? Come mantenerla viva? Come dare spazio a quello che c'è dentro e non lasciarlo solo dentro?
“Se un bambino deve tenere vivo il suo senso innato di meraviglia, ha bisogno della compagnia di almeno un adulto con cui condividerla, riscoprendo in lui la gioia, l’eccitazione e il mistero del mondo in cui viviamo” - Rachel Carson
<< Pensavo che perdersi fosse più facile, addirittura banale. Ho capito che non è proprio così, è difficoltoso e nel momento in cui finalmente ci si riesce a "perdere" si avverta una paura perché non si ha il controllo della situazione e così la voglia di "ritrovarsi" inizia a farsi sentire. E' necessario lasciarsi andare. Ho pensato a me, all'importanza del mio atteggiamento. Credo sia fondamentale per un bambino avere un'insegnante che coltivi la voglia di esplorare, di conoscere, di scoprire. Di non fermarsi all'apparenza ma badare a tutti i particolari, a tutto ciò che si nasconde, che è lì ma che non vediamo. Ho pensato che per trasmettere questo era necessario che capissi io stessa, per prima, l'importanza di fare esperienza, di osservare tutto con uno sguardo attento, critico. >>
Monica Guerra, "Le più piccole cose. L'esplorazione come esperienza educativa"