Commento a cura di padre Giuseppe Buffon

La crisi ecologica è crisi teologica

Crisi religiosa cioè ecologica

Francesco scrive il Cantico muovendo da una crisi re-ligiosa. Crisi della relazione con sé, con i fratelli e con Dio. Per Francesco, infatti, Dio stesso è relazione trinitaria. Crisi con i fratelli, come testimonia la perfetta letizia; crisi con sé, come si riscontra nelle testimonianze sulla grande tentazione; infine, crisi con Dio, di cui non si sente degno di pronunciare nemmeno il nome, come afferma proprio all’inizio del Cantico.

Crisi di trascendenza cioè della sacralità della vita

La crisi è ecologica non solo ambientale: è una crisi religiosa, teologica perché è crisi di trascendenza, esito di una desacralizzazione della vita. È indicativo che Voltaire ritenga Francesco un folle perché parla con gli animali e catechizza i lupi. È proprio con l’illuminismo che è in crisi la trascendenza e non per responsabilità totale dell’l’inventore del cogito, che cercava la ragionevolezza del linguaggio, viziato da una falsa trascendenza, categoriale, staccata dalla vita (un Dio anafettivo, effetto dello stesso dualismo paolino – Scheller).

Rivelazione della dissidenza

Si tratta della voce riscoperta da Sabatier – aggancio con la dimensione ecumenica, riscoperta con il Vaticano II di Giovanni XXIII. Sono i compagni di Francesco, Leone soprattutto, a rivelare nella testimonianza della Leggenda perugina o Specchio di perfezione come il Cantico sia esito della crisi religiosa di Francesco e non frutto di un momento estatico, culmine di una esultanza spirituale. Lo desumiamo dal codice 338 di s. Rufino, appartenente a Leone, che contiene uno dei più antiche manoscritti del Cantico.

La crisi, l’ausilio delle creature e il modello della terra

“Nullo omo éne digno te mentovare”.

Nella regola Francesco si affida alla mediazione di Cristo, che loda il Padre al posto dell’essere umano, ritessendo il legame con Dio, interrotto dalla ribellione originale ratificata da ogni generazione. Nel Cantico a svolgere la mediazione cristologica sono proprio le creature.

Lo conferma lo stesso valore grammaticale delle particelle “cum” e “per”. Il “cum” infatti non è complemento di compagnia: sii lodato Signore insieme a tutte le creature; ciò smentirebbe l’affermazione iniziale sulla incapacità umana di lodare Dio. Il “per” può non può avere significato di causa: si laudato a motivo delle creature. In entrambi i casi si tratta invece di complementi di agente. Sono le creature a prestare la voce all’essere umano indegno di lodare Dio. Francesco stesso manda i frati a cantare il Cantico al potestà e al vescovo in dissidio e si fa cantare il Cantico in procinto dell’incontro con la morte per poterla abbracciare come sorella..

La madre terra, unica tra le creature a essere qualificata non solo come sorella, è la via di accesso al dissidio sociale e al dilemma antropologico posto dalla morte. La terra infatti nutre e governa.. esercita la funzione di modello politico in ordine al sevizio economico: è mensa per tutti. È con-creatrice cioè collabora con Dio nel dono della vita non solo nutrendo ma concreando, perciò è utero che accoglie il corpo mortale pur custodirlo in vista della rinascita pasquale. Francesco si fa deporre nudo sulla nuda terra e anche le allodole danzano sebbene sia notte.