Giornata del Ricordo 10 febbraio 2024

La classe 3^A della Scuola Secondaria di Primo Grado di Denno ricorda e riflette su una triste pagina di Storia

... PER ESSERE TESTIMONI E NON DIMENTICARE ...

L'armistizio dell'8 settembre 1943 fece precipitare l'Italia nel caos.
L'Istria venne immediatamente invasa da formazioni di partigiani slavi, che colsero quel momento di disordine per vendicarsi dei soprusi subiti dai fascisti. I gerarchi di grado elevato e i responsabili di quelle violenze, però, erano scappati subito e si erano già messi in salvo altrove. I fascisti rimasti nella regione erano soprattutto impiegati degli uffici pubblici e insegnanti che si erano iscritti al Partito per poter continuare a lavorare, più che per adesione a un ideale: erano fascisti tanto quanto lo era la maggioranza degli italiani. Tuttavia, da quell'8 settembre 1943 nessun italiano della Venezia Giulia si sentì mai più al sicuro. E fu da quella data che nelle famiglie istriane e dalmate si cominciò a sussurrare con terrore la parola "foibe".

... come riuscivano "quegli uomini armati" a fare pace con la propria coscienza, dopo aver ucciso, dopo aver legato quelle persone con un filo di ferro, per farli cadere poi in un buco buio? Sapevano che quegli esseri umani, ragazzi, figli, genitori, fratelli e sorelle non avrebbero più rivisto i propri cari, ma non ebbero pietà.

... leggendo la testimonianza di Graziano Udovisi si può vivere la sua esperienza drammatica: mi hanno colpito le torture subite in maniera così crudele e inumana.

... già l'uccidere è una cosa inaccettabile; la tortura prima della morte è indice di pura cattiveria e disprezzo verso gli altri. Oltre alle torture, trovo crudele anche il fatto che legassero i prigionieri l'un l'altro e, uccidendo soltanto i primi, causassero negli altri sofferenza e dolore inimmaginabili. Secondo me quelli che non venivano uccisi a fucilate si rendevano conto che da lì a breve sarebbero morti anche loro e che sarebbe stato meglio essere uccisi subito.

... è stato terribile scoprire che delle persone sono state così cattive da gettare la gente nelle foibe e farle soffrire dei giorni prima di morire.

... è sconvolgente pensare che l’essere umano possa essere e diventare un mostro de genere, a tal punto da uccidere i propri simili in maniere atroci senza provare un minimo di rimorso e compassione.

... i prigionieri erano così distrutti e prostrati dalle torture, dalla fame e dalla sete che non riuscivano neanche a guardarsi intorno e capire ciò che stava succedendo.

... quanto dolore fisico e psicologico avranno patito queste persone: prima rapite dalle loro famiglie, poi torturate e infine uccise.

... secondo me far soffrire un essere vivente è un'azione ingiusta che non porta a nessuna soluzione, perché offende la dignità umana.

... la tortura è pura crudeltà contro un essere umano.

... è sorprendente persino che qualcuno sia sopravvissuto a questa tragedia e l'abbia potuta raccontare.

... mi ha colpito il fatto che gli aguzzini si muovessero in silenzio e continuassero a fare il loro lavoro come dei robot, programmati a far sempre le stesse terribili azioni giorno per giorno.

... non credo che abbia senso torturare una persona, soprattutto con una causa senza senso, penso che già la morte sia abbastanza dura, aggiungere anche la sofferenza della tortura è cattiveria pura.

... PER NON ESSERE INDIFFERENTI ...

... il protagonista della storia che abbiamo letto era talmente stremato che doveva rimanere concentrato a sopravvivere, altrimenti il pensiero di non poter far niente e il fatto che fosse circondato dalla morte lo avrebbero divorato dentro. In questo caso l'indifferenza gli ha salvato la vita.

... la sofferenza porta il protagonista ad essere distaccato e impassibile rispetto a tutto ciò che lo circonda perché è consapevole della terribile fine che lo aspetta.

... per preservare la propria salute mentale il protagonista rimane indifferente alla sofferenza degli altri prigionieri; non posso immaginare cosa si possa provare a vedere altre persone intorno a te morire e soffrire, perciò credo che l'unica soluzione sia chiudersi in se stessi e pensare solo alla propria sopravvivenza.

... secondo me la parola "indifferente" non è quella giusta: lui non era indifferente, se avesse potuto avrebbe salvato ogni singola anima che lo circondava, ma semplicemente non c'era nulla che potesse fare. Era sfinito, ferito, senza speranza, obbligato a seguire gli ordini dei propri aguzzini. Inoltre, secondo me, era "indifferente" per non farsi sopraffare dalla paura.

... chiudersi dentro se stessi e non curarsi minimamente di quello che ti circonda é purtroppo l’unico modo per sopravvivere almeno dentro. In questi casi e condizioni si può solo pensare a se stessi e abbandonare l’umanità che si ha dentro per difendersi da chi e cosa ti circonda.

... PER RIFLETTERE SU CIO' CHE E' ACCADUTO E SUCCEDE ANCORA OGGI ...

... i titini volevano uccidere i fascisti, coloro che li avevano maltrattati per tanto tempo, e quindi volevano vendetta: li odiavano a tal punto da volerli uccidere piano. Quando l'odio è molto radicato e la morte pare una soluzione troppo semplice, la tortura sembra un buon modo per vendicarsi. Torturare un essere umano è sempre sbagliato, è disumano.

... già è sbagliata l'idea di uccidere delle persone, ma farle soffrire maltrattandole, dando loro poco cibo e acqua, é una cosa da vigliacchi.

... mi ha colpito il fatto che questa vicenda sia ancora negata da moltissimi e che non sia diffusa come l'olocausto, nonostante sia avvenuto contemporaneamente o subito dopo. Non lo trovo giusto anche nei confronti delle vittime perché dopo tutto il loro dolore e sofferenza questo avvenimento è trascurato, e non è rispettoso nei loro confronti.

... mi ha fatto specie che, mentre della Giornata della memoria (27 gennaio) se ne parla fin dalle elementari, nei TG, nelle trasmissioni... invece del Giorno del ricordo si parla raramente, nonostante il numero elevato di morti e le torture inaccettabili.

... PER RIBELLARCI AL SILENZIO ASSORDANTE CHE SPESSO ANCORA AVVOLGE QUESTE VICENDE ...

... mi ha colpito il fatto che nessuno abbia parlato nonostante tutti i morti che ci sono stati.

... per quasi sessant'anni nessuno ha saputo niente ed è stato come se non fosse mai successo.

... il silenzio, la nostra indifferenza, per quasi sessant'anni è una cosa gravissima: non è giusto per tutte quelle vittime.

... di questa triste pagina di storia mi ha colpito negativamente il fatto che non sapevo l'esistenza di tutto questo, qualcosa che riguarda tutti noi italiani, che racconta di tanti nostri connazionali che purtroppo sono morti solo per il fatto di essere italiani e che oggi sembrano essere dimenticati e morti invano.

... l'aspetto che più mi ha colpito è il fatto che questa terribile vicenda abbia colpito dei nostri connazionali in un passato non tanto lontano da noi. Solo nel 2004 il Parlamento italiano ha deciso di istituire la Giornata del Ricordo.

... la cosa che mi ha colpito di più è che i prigionieri venivano torturati da persone uguali identiche a loro, tranne per il fatto che erano nati in un Paese diverso. La tortura secondo me è un atto disumano e inaccettabile.

... questi tristi avvenimenti ancora non vengono ricordati con adeguatezza: dimenticati, omessi dai libri di storia, oscurati come se non si voglia che vengano ricordati. Molte persone ancora, troppe, non conoscono questa triste storia. E siccome conoscere gli errori del passato è indispensabile per non commetterli di nuovo, credo che l'ignoranza su tutto questo sia davvero inaccettabile.

Eppure è solo raccontando le singole storie, le piccole storie tanto diverse tra loro, che arriveremo a comprendere la Storia.
E' solo se faremo silenzio accogliente che potremo condividere la memoria: non più collettiva, ma rispettosa della nostra verità e di quella degli altri.

Le citazioni all'inizio e alla fine sono tratte da "La bambina con la valigia" di E. Haffner e G. Alvisi, Piemme, 2022, pp. 41-42, 192-193.