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Ortodossia Pastorale

A mo’ di corollario: attualità e incarnazione nelle situazioni locali del documento di Alessandria

La ricchezza del documento di Alessandria – che pur nel suo carattere sintetico evoca un enorme patrimonio storico e dottrinale – potrebbe far sembrare questo testo (che invitiamo comunque a leggere nell’originale inglese o nella traduzione italiana già segnalate) molto lontano dalla possibilità di inserirlo in un cammino locale di Chiesa. Ma questa è – appunto – solo una prima impressione e insieme una tentazione da fuggire in ogni modo.

1. Una prima possibilità di ripresa di questo documento è data dall’opportunità che offre di ripercorrere la storia della Chiesa nel secondo millennio. Ciò significa innanzitutto poter studiare le diverse epoche e passaggi storici non semplicemente per acquisire una erudizione, ma per scorgere all’interno dei secoli l’azione costante e sorprendente dello Spirito, capace di suscitare in ogni tempo e in ogni luogo persone capaci di perseguire il dialogo e di riconoscere nel desiderio di unità un vero “motore” della propria esperienza cristiana, così da continuare il proprio cammino di santità nella Chiesa.

Per questo approfondimento storico si possono consultare i manuali di storia della Chiesa, ma anche pubblicazioni più semplici e alla portata di tutti quali:

- Jean Comby, Per leggere la storia della Chiesa, 2 voll., Borla, Roma 1987;

- Olivier Clément, Roma diversamente. Un ortodosso di fronte al papato, Jaca Book, Milano 1998.

Ricordiamo anche la ricca biblioteca offerta sul sito web del Dicastero per il Clero che contiene non pochi testi di approfondimento sulle singole vicende storiche.

2. Una seconda possibilità è quella di focalizzarsi sulle divergenze più note tra cattolici e ortodossi, per riprenderne i contenuti a partire dai rilievi e dalle contestualizzazioni offerte dal Documento di Alessandria. Si tratta di un lavoro che dovrà essere guidato da persone competenti in storia della Chiesa e teologia, ma che può dare ottimi frutti per una comprensione meno “confessionalizzata” della storia del cristianesimo.

3. Una terza pista di lavoro è di carattere più metodologico e proiettata sul presente: si tratta, cioè, di considerare i due documenti (Chieti 2016 e Alessandria 2023) per le indicazioni di metodo che offrono in tema di “sguardo comune” e di “dialogo” come via per affrontare anche le questioni apparentemente più contrappositive. Una applicazione alle opportunità e alle circostanze che si vivono nel presente – anche nell’ambito dei rapporti ecumenici locali – potrebbe portare a costruire dei laboratori e dei percorsi per imparare insieme, nuovamente, l’arte del dialogo e della mutua educazione alla storia.

4. Una quarta pista, più specifica, può essere rivolta ai docenti di religione nelle scuole, perché promuovano una rilettura critica dei manuali di storia, sovente poco aggiornati o con visioni ormai obsolete sulle questioni religiose e sulla storia delle divisioni tra cristiani, capace di integrare la visione proposta dal documento di Alessandria.