7 settembre 2025

XXIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno C

Spunti per l’omelia

Luca 14,25-35

Due millenni di cristianesimo, secoli di autorevoli interpretazioni e ragionevoli compromessi, biblioteche di commenti e adattamenti non sono bastati a eliminare lo scandalo, ma anche il fascino, di questo brano evangelico, così come l’intera vita di ciascuno di noi, divenuto discepolo di Cristo attraverso il battesimo, si scontra quotidianamente con la follia della croce cui questo brano ci rimanda. Scandalo del recidere i legami con chi ci ha generato alla vita e sovente anche alla fede, follia del rinunciare a tutti i beni per seguire un Messia povero e crocifisso. Fascino di una vita nella semplicità e libertà dei figli e delle figlie di Dio.

Fascino e scandalo confinati nel non-luogo dell’utopia: “Impossibile agli uomini – ci affrettiamo a dire, rifugiandoci in un’altra parola del Vangelo – ma possibile solo a Dio”, quasi a imputare a Lui stesso la nostra incapacità a prendere sul serio il Vangelo. Poi però – sempre per dono di Dio, certo – appaiono uomini e donne che mostrano con la loro vita che è possibile accogliere e dare corpo anche a questa parola dura del Vangelo, ed è possibile qui e ora, per noi e non per altri. Ed è possibile farlo con la gioia nel cuore, come ha ben capito chi, indipendentemente dall’essere o meno battezzato, ritiene percorribile e auspicabile un cammino di “decrescita felice”.

Per chi cristiano si professa è possibile ricominciare il cammino di sequela proprio da quei preliminari ineludibili che sono l’abbandono e la povertà, strettamente legati a un nuovo rapporto con il Creato. Sì, perché di preliminari si tratta, in particolare quello che ci invita a liberarci dalle ricchezze e dalla brama di possedere sempre di più. Un preliminare in vista del discepolato del Signore, non un fine in sé: l’amore per la povertà ha come origine e fine l’amore, non la povertà in sé. L’abbandono dei beni, di ciò che pensiamo ci faccia vivere, è condizione per intraprendere un cammino, è gesto che sta all’inizio di una sequela, ma è anche opera di ogni giorno per perseverare nel cammino d’amore imboccato, discernendo ciò che ci fa vivere e ciò che minaccia la vita in noi, attorno a noi e sul pianeta. Del resto il “preliminare” della rinuncia a ciò che si possiede in vista di un bene più grande è un passo che i contadini conoscono molto bene: cos’è infatti la semina se non la rinuncia volontaria a quanto si possiede – il seme – in vista di un raccolto più abbondante? Quando parliamo di semi è di questo che parliamo: l’audacia di perdere – il nostro tempo, le nostre certezze, il nostro benessere – confidando che un “terreno” altro da noi ma di cui ci possiamo prendere cura restituirà in abbondanza quanto seminato.

Come contadini sapienti, siamo tutti chiamati a far bene i nostri conti, a valutare quali ricchezze possiamo e dobbiamo perdere e quale tesoro possedere per costruire la torre; siamo chiamati a fidarci degli altri, a creare legami di comunione per combattere l’avversario il cui nome è legione. Sequela del Signore e cura del Creato non sono in contraddizione, anzi. Prenderci cura ogni giorno del dono che il Signore ha fatto a tutta l’umanità – “ogni creatura, animata e inanimata” è condizione preliminare per il nostro cammino verso cieli nuovi e terra nuova.

Antifona

Tu sei giusto, o Signore, e retto nei tuoi giudizi: agisci con il tuo servo secondo il tuo amore. (Sal 118,137.124)

Colletta

O Padre, che ci hai liberati dal peccato e ci hai donato la dignità di figli adottivi, guarda con benevolenza la tua famiglia, perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l’eredità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Oppure:

O Dio, che ti fai conoscere da coloro che ti cercano con cuore sincero, donaci la sapienza del tuo Spirito, perché possiamo diventare veri discepoli di Cristo tuo Figlio, vivendo ogni giorno il Vangelo della Croce. Egli è Dio, e vive e regna con te.

Prima Lettura

Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?

Dal libro della Sapienza Sap 9,13-18

Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni. A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo? Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito? Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 89 (90)

R. Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.

Tu fai ritornare l’uomo in polvere, quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo». Mille anni, ai tuoi occhi, sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte. R.

Tu li sommergi: sono come un sogno al mattino, come l’erba che germoglia; al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e secca. R.

Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio. Ritorna, Signore: fino a quando? Abbi pietà dei tuoi servi! R.

Saziaci al mattino con il tuo amore: esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni. Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio: rendi salda per noi l’opera delle nostre mani, l’opera delle nostre mani rendi salda. R.

Seconda Lettura

Accoglilo non più come schiavo, ma come fratello carissimo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Filèmone Fm 9b-10.12-17

Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore.

Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario.

Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore. Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso.

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Fa' risplendere il tuo volto sul tuo servo e insegnami i tuoi decreti. (Sal 118 (119),135)

Alleluia.

Vangelo

Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Dal Vangelo secondo Luca

Lc 14,25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.

Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola del Signore.

Preghiere dei fedeli

  • O Dio, nostro Padre, tuo Figlio Gesù ci ha chiesto di sottomettere ogni nostro legame al primato della relazione con Te: fa’ che anche il nostro rapporto con il Creato sia espressione della nostra condizione di figli e figlie di Dio.
  • O Dio, nostro Padre, tuo Figlio Gesù ci ha chiesto di rinunciare a ciò che possediamo per poter camminare leggeri dietro a Lui: fa’ che la nostra sequela quotidiana sia seme di pace e di speranza.

Sulle offerte

O Dio, sorgente della vera pietà e della pace, salga a te nella celebrazione di questi santi misteri la giusta adorazione per la tua grandezza e si rafforzino la fedeltà e la concordia dei tuoi figli. Per Cristo nostro Signore.

Oppure:

Guarda con benevolenza, o Signore, i doni deposti sul tuo altare: concedi che la celebrazione di questo mistero doni a noi l’abbondanza del tuo perdono. Per Cristo nostro Signore.

Antifona alla comunione

Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente. (Sal 41,2-3)

Oppure:

Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. (Gv 8,12)

Dopo la comunione

O Padre, che nutri e rinnovi i tuoi fedeli alla mensa della parola e del pane di vita, per questi grandi doni del tuo amato Figlio aiutaci a progredire costantemente nella fede, per divenire partecipi della sua vita immortale. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Ringraziamenti:

7 settembre 2025 - XXIII Domenica del Tempo Ordinario