La nascita di Nostra Aetate
Quando la Dichiarazione conciliare Nostra Aetate viene promulgata, nel 1965, il dialogo istituzionale cristiano-ebraico è appena agli albori, ma ha già alle spalle una storia di amicizia ed incontri. Il paragrafo 4, dedicato all’ebraismo, non avrebbe probabilmente visto la luce senza l’impegno di Jules Isaac (1877-1963), uno storico ebreo sopravvissuto alla Shoah, amico della fondatrice del SAE – Segretariato Attività Ecumeniche (Home - SAE nazionale) Maria Vingiani (1921-2020), che gli organizzò un’udienza privata con papa Giovanni XXIII. Quando Isaac chiese al pontefice se poteva portare con sé almeno la speranza che la Chiesa ripensasse i suoi rapporti con l’ebraismo, il Papa rispose con la famosa frase: «Molto più che una speranza, lei ha diritto di avere». (Sessant’anni fa l’incontro tra san Giovanni XXIII e Jules Isaac - Vatican News) Isaac non era nuovo all’impegno per il dialogo con il mondo cattolico: aveva scritto durante la guerra il volume Gesù e Israele, in cui aveva smascherato e smontato i pregiudizi antiebraici del cristianesimo, e dopo la guerra (nel 1947) era stato il promotore dell’incontro di Seelisberg, nel quale ebrei e cristiani appartenenti a diverse chiese avevano stilato un documento in dieci punti (I 10 punti di Seelisberg) che forniva una base di partenza per il dialogo che si sarebbe costruito da lì in avanti. A Seelisberg presero avvio anche le Amitiés judéo-chrétiennes, che divennero subito parte dell’International Council of Christian and Jews (ICCJ: ICCJ - iccj.org) e che si diffusero presto anche in Italia.
Lo storico Jules Isaac. Dall’insegnamento del disprezzo all’insegnamento della stima
I documenti post-conciliari
Alla chiusura del Concilio, la Chiesa cattolica deve iniziare a spiegare cosa significhi esattamente che «il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo» e che è «tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei» (NA, IV). Cosa significa, insomma, fare dialogo cristiano-ebraico concretamente? Nei due decennali della promulgazione di Nostra Aetate, la Commissione per le relazioni con l'ebraismo redige due documenti: Orientamenti e suggerimenti per l’applicazione della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate n.4 nel 1974 (1974 – Orientamenti e suggerimenti per l’applicazione della dichiarazione Nostra Aetate n. 4 - Antonio Ariberti), e Sussidi per una corretta presentazione degli Ebrei e dell’Ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica nel 1986 (Sussidi per una corretta predicazione e catechesi). In essi si danno delle linee guida operative per tradurre in pratica la linea proposta dal Concilio. Nel 1974 viene anzitutto ricordato che, quando i cristiani testimoniano Gesù Cristo, «Per evitare che questa testimonianza non appaia agli Ebrei come un’aggressione, i Cattolici abbiano la cura di vivere ed annunciare la loro fede nel più rigoroso rispetto della libertà religiosa secondo gli insegnamenti del Concilio Vaticano II (Dichiarazione Dignitatis Humanae). Essi si sforzino anche di comprendere le difficoltà che l'anima ebraica, giustamente impregnata d’una nozione molto alta e pura della trascendenza divina, prova davanti al mistero del Verbo incarnato». A partire da questa attenzione, occorre ripensare la liturgia, l’insegnamento e l’educazione cristiana e definire un’azione sociale comune tra ebrei e cristiani. Il documento del 1986 riporta l’attenzione sull’insegnamento religioso e sulla liturgia; approfondisce il rapporto tra Antico e Nuovo Testamento, le radici ebraiche del Cristianesimo, nonché il ruolo svolto dagli ebrei nel Nuovo Testamento: quest’ultimo argomento verrà ampiamento sviluppato anche nei decenni successivi.
Federazioni e congregazioni attive in Italia
Le Amicizie Ebraico-Cristiane (Federazione AEC Italia) rappresentano la prima associazione strutturata per l’incontro tra ebrei e cristiani in Italia: nascono con lo scopo di fare incontrare ebrei e cristiani e di far nascere tra loro legami di amicizia. I soci non sono necessariamente ministri di culto o persone con ruoli particolari all’interno delle proprie comunità, ma semplici fedeli interessati all’incontro con gli esponenti di un’altra fede. Oggi la Federazione delle AEC ha una vasta diffusione sul territorio nazionale, organizza incontri, conferenze e presentazioni di libri su base territoriale e ha anche un vivace gruppo giovanile che avvicina al mondo del dialogo le generazioni degli Under 35 (Amicizia ebraico-cristiana "giovani").
Dall’impegno delle AEC, ma non solo dal loro, sono germogliati i Colloqui Ebraico-Cristiani di Camaldoli (Comunità di Camaldoli). Da 45 anni, nel monastero benedettino protetto dalla foresta casentinese, ebrei e cristiani si incontrano nella settimana della festa dell’Immacolata per condividere riflessioni, approfondimenti, studi biblici, ma soprattutto momenti conviviali e di amicizia. Nati dalla pionieristica intuizione di padre Innocenzo Gargano e dalla partecipazione di una dozzina di benintenzionati, oggi i Colloqui di Camaldoli sono promossi dal Priore generale dom Matteo Ferrari e vedono la partecipazione di centinaia di persone provenienti da tutta Italia e anche da oltre confine (programma Colloquio 2025). Oltre ai camaldolesi, un’altra congregazione si è spesa assai attivamente per il dialogo nel post-concilio: i Padri e le Suore di Sion, nati nel 1874 con l’intento di convertire gli ebrei al cristianesimo, hanno abbracciato con convinzione le proposte di NA 4 e hanno iniziato a lavorare attivamente per promuovere iniziative di dialogo e conoscenza reciproca. Una delle loro attività più riuscite, nell’immediato post-concilio, è stata la creazione del SIDIC - Service International de Documentation Judéo-Chrétienne, attivo a Roma dal 1966 al 2007.
Attività promosse a e da Roma
La biblioteca e il patrimonio di documenti del SIDIC sono stati raccolti dalla Pontificia Università Gregoriana, al cui interno si colloca oggi il Centro “Cardinal Bea” per gli Studi Giudaici. Nato nel 1979, il Centro Bea offre oggi la possibilità a studenti di tutto il mondo (i corsi sono tenuti in inglese) di approfondire in parallelo la tradizione ebraica e quella cristiana, di imparare l’ebraico, di leggere i testi sacri e studiare le diverse modalità interpretative. Al termine del percorso si consegue una Licenza in Studi Giudaici e Relazioni Ebraico-Cristiane (Licenza in Studi Giudaici e Relazioni Ebraico-Cristiane - Pontificia Università Gregoriana), ma soprattutto si matura l’abitudine all’incontro e allo studio comune tra appartenenti a diverse fedi. A Roma, nel 1989, è nata anche l’intuizione di istituire una Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei (17 Gennaio – Ufficio Nazionale per l'Ecumenismo e dialogo interreligioso): la data scelta è stata il 17 gennaio, alla vigilia della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. L’idea da cui nasce l’istituzione della Giornata del Dialogo Ebraico-Cristiano (nome con il quale è più comunemente conosciuta) è che l’ecumenismo possa e debba fondarsi sul dialogo tra la Chiesa ed Israele, perché la divisione tra Chiesa e Sinagoga costituisce una sorta di proto-scisma. Proprio per questa ragione, ormai in molte città d’Italia, il 17 gennaio vede impegnate tutte le Chiese cristiane e non soltanto quella cattolica.
Iniziative nazionali ed editoriali
Su tutto il territorio nazionale, da diversi decenni, hanno preso avvio esperienze di lettura condivisa della Sacra Scrittura. Si tratta di incontri in cui ebrei e cristiani leggono insieme, da diverse prospettive, un testo biblico, come accade per esempio nel ciclo “A due voci” promosso dai padri gesuiti di Milano e Torino e poi abbracciato dall’Amicizia Ebraico-Cristiana di Torino, dalla Facoltà Teologica Italia Settentrionale (sezione di Torino), dalla Comunità Ebraica e dalla Chiesa Valdese di Torino e da altre istituzioni.
Sulla possibilità di far incontrare ebrei e cristiani a partire dalla lettura comune del testo biblico, è nata anche La Bibbia dell’Amicizia, un commento in più volumi all’intero Tanakh – Antico Testamento, che offre una lettura continua del testo, in cui commenti ebraici e cristiani si susseguono. In campo editoriale vanno segnalate anche le riviste esplicitamente dedicate al dialogo ebraico-cristiano, come lo storico trimestrale «Qol» (Qol – CIB – Centro Informazione Biblica) e il più recente quadrimestrale «Avinu. Rivista per il dialogo ebraico-cristiano». Un grande aiuto alla comprensione del cristianesimo delle origini è offerto dai recenti studi che rileggono il Nuovo Testamento in chiave ebraica (Nuovo Testamento - Gabriella Maestri, Marco Cassuto Morselli; Il Nuovo Testamento letto dagli Ebrei - Amy-Jill Levine, Marc Zvi Brettler), nonché dagli approfondimenti sull’ebraicità di Gesù e di Paolo di Tarso.
Per approfondire
- Cassuto Morselli Marco e Michelini Giulio (a cura di), La Bibbia dell’Amicizia, 3 voll., San Paolo, 2019-2021
- Cassuto Morselli Marco e Maestri Gabriella, Nuovo Testamento. Una lettura ebraica, Castelvecchi 2022
- Levine Amt-Jill e Brettler Marc Zvi, Il Nuovo Testamento letto dagli ebrei, Queriniana 2023
- Ballabio Fabio e Giuliani Massimo, Gesù di Nazareth nel pensiero ebraico, Pazzini 2023
- Ballabio Fabio e Giuliani Massimo, Paolo di Tarso nel pensiero ebraico, Pazzini 2025
- Boccaccini Gabriele e Mariotti Giulio, Paolo di Tarso. Un ebreo del suo tempo, Carocci 2025