Tavolo della Cura del territorio e CERs
L’energia è motore del funzionamento delle società contemporanee, ma è anche driver primario del surriscaldamento globale. I rischi distorsivi della tecnologia, o meglio del paradigma tecnocratico, stanno smascherando molte illusioni tecnologiche: neanche la digitalizzazione aiuterà la transizione energetica, nè quella ecologica, visti gli enormi aumenti di consumi energetici che serviranno per sostenere le società delle reti digitali, e tantomeno quella sociale, come dimostrano le diseguaglianze crescenti e il potere immenso che va concentrandosi nelle mani di pochi ricchi. Anche per questo e su questo va posta rinnovata attenzione al risparmio dell’energia e non solo alla sua produzione da fonti rinnovabili. Pur essendo inevitabile la fine del fossile, l’inserimento delle FER nel territorio va pensato con razionalità, facendo sì che esse siano fonti di rigenerazione e riuso e non di nuovo consumo di suolo, agricoltura, ecosistemi e paesaggio. L’istanza comunitaria è l’unica che può aiutare questo approccio, con partecipazione e consapevolezza di una visione d’insieme dei problemi. La transizione sarà efficace solo se non innescherà altri conflitti e squilibri. Dobbiamo renderla "socialmente desiderabile” (A.Langer) senza dimenticare che c’è anche il rischio di “vincere lentamente, che equivarrebbe a perdere” (A.Steffen).
Con queste premesse condivise sono emerse dal gruppo molte voci che chiedono processi partecipativi; molte esperienze positive crescono e sono in grado di produrre buone pratiche, tra cui le seguenti, raccolte da un intenso e completo racconto dei partecipanti.
È necessario ricostruirne il senso e la voglia di stare insieme, la comunità è la base della coesione e di ogni innovazione sociale, ed è meglio se interconfessionale, interreligiosa e plurale. Cale anche per le varie forme di nuove celebrazioni, sempre molto partecipate (camminate in natura, giardini e orti di comunità, nuovi spazi “ecclesiali”, rifugi verdi di grande valore sociale). Dobbiamo ribaltare lo sguardo: è il territorio che può curare, e aiutare ad educare i più piccoli ed autoeducarci insieme partendo dal basso, abitando le contraddizioni (cibo oltre che energia), e può portare a patti di collaborazione su aree specifiche che possono essere gestite e curate. Serve collegare natura, suolo, vita, cibo, energia. Raccontare del consumo di suolo e delle varie FER (Agrivoltaico e Agrisolare sono cose differenti). Le CERs devono essere molto attente a gestire contraddizioni e conflitti, costruendo progetti comuni più che facendo solo mediazioni, senza dimenticare identità e appartenenza, molto presenti in diverse regioni. E lavorare per rigenerare la comunità! Si possono usare strumenti nuovi anche per questo (es. fondazione di partecipazione; 45% da destinare alla solidarietà; teatro e nuovo bosco con regolamento x amministrazione condivisa; LCA per vari prodotti, da diffondere e informare; condivisione degli incentivi ai servizi sociali e alle Caritas e buoni spesa per i negozi di prossimità).
Ci si è chiesti a cosa stiamo servendo e se a volte non risultiamo escludenti, e anche dove sia la responsabilità dell'azione pastorale per questi temi, a partire da quella giovanile; non bastano gli impianti fotovoltaici in curia, pur doverosi. Ci si chiede di informare sull’urgenza dei tempi e sui rischi del "piccolo è bello”, visto che ci sono anche iniziative di dimensioni significative.
Ringraziamenti:
Tavolo della Cura del territorio e CERs