ISLAM

Conoscenza 2. Muḥammad, profeta dell'Islam

Muḥammad, profeta dell'Islam

La questione delle fonti

All’epoca della nascita di Muḥammad, la lingua araba scritta non era ancora standardizzata ed era quindi poco diffusamente utilizzabile; per questo motivo non sono giunte a noi fonti arabe scritte coeve che raccontino la sua vita. Le prime fonti scritte a noi pervenute risalgono ad almeno un secolo dopo la sua morte. Le poche fonti arabe disponibili provengono dalla comunità musulmana dei primi secoli, in queste, Muḥammad è l’Inviato da Dio, mentre altre fonti giungono dall’Europa cristiana medievale, in cui Muḥammad è considerato pressoché unanimemente l’antagonista politico e religioso per eccellenza. Ben sapendo che non esiste narrazione neutrale, è possibile cogliere come queste due prospettive siano particolarmente connotate e pertanto difficili da accogliere acriticamente se si tenta una ricostruzione storica. Tuttavia, non sarebbe nemmeno onesto liquidare le fonti arabe orali coeve a Muḥammad e trascritte successivamente come totalmente inaffidabili. Così facendo, infatti, non si terrebbe conto di un contesto in cui la trasmissione orale era molto consolidata e addirittura ritenuta più affidabile di quella scritta. Qui presentiamo la vita di Muḥammad così come trasmessa tradizionalmente in seno a questa religione, in modo da comprendere maggiormente chi è Muḥammad, l’Inviato di Dio e Sigillo dei Profeti, esempio da seguire per tutte le musulmane e tutti i musulmani.  

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L’infanzia e la giovinezza di Muḥammad

Muḥammad nacque intorno al 570 d.c. a La Mecca, città crocevia di rotte commerciali nella Penisola Arabica. Suo padre apparteneva ad un ramo dell’influente tribù dei Quraysh, ma morì prima della sua nascita. A pochi anni Muḥammad perse anche la madre e crebbe sotto la tutela del nonno ‘Abd al-Muṭṭalib e, alla morte di quest’ultimo, dello zio Abū Ṭālib. Una volta cresciuto divenne commerciante, mestiere in cui si distinse per la sua onestà, ciò gli valse il soprannome di al-Amīn, “il fidato”. Le grandi doti di Muḥammad vennero notate da Ḫadīǧa, una sua lontana parente, vedova e a capo di un’impresa commerciale, che avanzò al venticinquenne Muḥammad una proposta di matrimonio. Finché Ḫadīǧa fu in vita Muḥammad non contrasse altri matrimoni, in controtendenza con la diffusa poliginia dell’epoca. Dei numerosi figli nati dalla loro unione, soltanto quattro figlie sopravvissero fino all’età adulta.  

La prima Rivelazione coranica

La tradizione Islamica dipinge Muḥammad come monoteista e persona profondamente religiosa, tanto da isolarsi spesso in ritiro sulle alture intorno a La Mecca. Fu durante uno di questi ritiri che ricevette la prima Rivelazione di una parte del Corano, fatto occorso in quella che si ritiene essere la notte tra il 26 e il 27 del mese di Ramaḍān, nella prima metà di agosto del 610. Muḥammad ebbe una visione dell’arcangelo Gabriele (Ğibrīl in arabo) che gli ingiunse di recitare qualcosa, a cui seguì la dichiarazione di non saperlo o poterlo fare da parte di Muḥammad. Altre due volte gli venne ordinato di recitare qualcosa, entrambe seguite dall’impossibilità di Muḥammad ad eseguire l’intimazione. Infine, sarebbe stata la creatura misteriosa a pronunciare e a fargli recitare i primi cinque versetti della sūra XCVI del «Grumo di sangue»:  

1 Recita nel nome del tuo Signore che ha creato, 2 ha creato l’uomo da un grumo di sangue. 3 Recita. Il tuo Signore è Generosissimo, 4 ha insegnato l’uso del calamo, 5 ha insegnato all’uomo quel che non sapeva.

  Muḥammad rimase sconvolto dall’esperienza, temendo di essere impazzito. A placarlo giunse una nuova Rivelazione, così come la totale fiducia della moglie Ḫadīǧa, che gli credette senza riserve ed è pertanto ritenuta la prima persona a convertirsi all’Islam. Fu sempre la moglie ad interpellare un suo cugino, indicato come monoteista, che confermò l’origine divina della Rivelazione ricevuta da Muḥammad. Seguì però un periodo di silenzio che gettò nuovamente Muḥammad nello sconforto, finché il flusso di Rivelazioni riprese e rimase ininterrotto fino a poco prima della morte di Muḥammad.

La predicazione a La Mecca

Con le nuove Rivelazioni arriva anche l’ordine esplicito di predicare il messaggio che Muḥammad riceveva agli abitanti di La Mecca, che mal accolsero un messaggio che scardinava l’ordine sociale costituito, predicando la solidarietà dei ricchi verso i poveri, gli orfani, le vedove e gli schiavi e condannando l’egoismo dei privilegiati, invitando i ricchi mercanti di La Mecca a pentirsi in vista di un imminente giudizio finale. La predicazione di Muḥammad venne accolta con fastidio e in alcuni casi con aperta ostilità dalla maggior parte dei meccani, anche perché la predicazione monoteista metteva a rischio i guadagni derivanti dai numerosi pellegrinaggi compiuti dai numerosi fedeli che si recavano a La Mecca per recarsi alla Ka‘ba, santuario che radunava centinaia di divinità venerate in tutta la regione e oltre. Le prime conversioni, infatti, furono compiute da persone molto vicine a Muḥammad come il cugino ‘Alī, il figlio adottivo Zayd e Abū Bakr, migliore amico di Muḥammad.

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L’Egira a Medina

Nonostante la protezione dello zio Abū Ṭālib che, pur non condividendo la fede del nipote, lo tutelava contro l’animosità dei meccani, la situazione a La Mecca per i musulmani si fece sempre più complessa, tanto da spingere Muḥammad a considerare di far rifugiare i musulmani più a rischio altrove rispetto alla città di origine, inizialmente in Abissinia, dove il negus e i sudditi cristiani monofisiti non colsero differenze sostanziali tra il messaggio dell’Islam e quello cristiano. La morte della moglie Ḫadīǧa seguita pochi mesi dopo da quella dello zio Abū Ṭālib, lasciarono Muḥammad addolorato e senza protezione. Muḥammad accolse quindi l’invito delle tribù arabe della città-oasi di Yathrib, poi ribattezzata Madīnat al-Nabī (Medina), ovvero “città del Profeta”, a trasferirsi presso di loro come arbitro terzo per dirimere i gravi conflitti tra le due tribù arabe che vi abitavano (insieme a tre tribù ebraiche e ad alcuni gruppi di beduini) e che espressero il desiderio di abbracciare l’Islam. I musulmani lasciarono La Mecca poco alla volta per non dare nell’occhio. Gli ultimi a partire furono Muḥammad e Abū Bakr nel 622. Questo episodio, conosciuto come l’Egira (Hiǧra in arabo), ovvero l’“emigrazione”, l’“espatrio”, divenne in seguito il riferimento per stabilire il primo anno del calendario Islamico. A Medina Muḥammad si propose di consolidare una sola comunità musulmana composta da coloro che erano arrivati da La Mecca e dagli abitanti di Medina che si erano convertiti all’Islam, instituendo un legame di fede che superava i vincoli e le divisioni tribali. Probabilmente Muḥammad sperava anche di avvicinare gli Ebrei all’Islam, dal momento che il Corano si poneva come lo stesso Libro già rivelato a Mosè e Muḥammad come ultimo anello di una catena di Profeti inviati da Dio. Tuttavia, le differenze tra le Scritture delle due comunità non tardarono a manifestarsi, creando situazioni sempre più conflittuali. Una volta stabilitosi a Medina, per garantire il sostentamento ai musulmani fuggiti da La Mecca a mani vuote, Muḥammad divenne capo militare, ricorrendo all’allora tradizionale strumento della razzia, guidando i suoi in spedizioni contro le carovane meccane. Il conflitto con La Mecca si inasprì presto, ma le battaglie, sebbene non prive di gravi perdite per i musulmani, diedero però l’opportunità a Muḥammad di eliminare non solo i vecchi nemici meccani, ma anche l’opposizione interna delle tre tribù ebraiche di Medina.

Il ritorno a La Mecca e la morte

Nel 628 Muḥammad guidò un contingente di musulmani verso La Mecca per compiere un pellegrinaggio alla Ka‘ba che, secondo la tradizione musulmana, prima di diventare santuario di numerose divinità, era stata costruita da Abramo e dedicata al Dio unico. I meccani gli impedirono l’ingresso, allora Muḥammad si accampò fuori dalla città e diede avvio ai negoziati con i meccani, che si conclusero con l’accordo di una tregua di dieci anni e la possibilità per Muḥammad di compiere il pellegrinaggio l’anno seguente. Tornato a Medina, Muḥammad lanciò un’offensiva contro l’oasi di Khaybar, dove si era rifugiata un’ampia porzione di una delle tribù ebraiche espulse da Medina, conclusasi con la prima conquista compiuta dai musulmani. Nel 629 Muḥammad effettuò il pellegrinaggio a La Mecca. Quando la tregua venne rotta, i meccani si trovarono ormai in minoranza, grazie all’alleanza di Medina con numerose tribù beduine. La truppa guidata da Muḥammad entrò in città nel gennaio del 630 e la distruzione degli idoli segnò la fine del paganesimo meccano. Nel 632 Muḥamamd guidò personalmente un nuovo pellegrinaggio a La Mecca, conosciuto come il “pellegrinaggio dell’Addio”. Due mesi dopo si ammalò e morì all’inizio di giugno del 632. Se abbia o meno investito il cugino ‘Alī e marito di sua figlia Fāṭima come suo successore sarà la questione all’origine della distinzione tra musulmani sunniti e musulmani sciiti.

Fedeli attorno alla Kaʿba nell’età contemporanea

Fonti bibliografiche

  • François Déroche, “Muhammad”, in Dizionario del Corano, ed. italiana a cura di Ida Zilio-Grandi, Mondadori, Milano 2007
  • Massimo Campanini, Maometto, Salerno Editrice, Roma 2020
  • Claudio Lo Jacono, Maometto, Laterza, Roma-Bari 2011
  • Martin Lings, Il Profeta Muhammad. La sua vita secondo le fonti più antiche, Il leone verde, Torino 2004
  • Maxime Rodinson, Maometto, Einaudi, Torino 1973, 1995 e 2008
  • Le citazioni del Corano sono prese da: Il Corano, a cura di Alberto Ventura, traduzione di Ida Zilio-Grandi, Mondadori, Milano 2010

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