una testimonianza
Tra i fronti più esposti nell’educazione alla pace attraverso ponti di dialogo c’è sicuramente quello della scuola. Accogliamo gli spunti di una testimonianza proveniente dall’esperienza dell’insegnamento della religione cattolica.
«Dopo essersi perdonati reciprocamente, uno dei saggi disse: “Dopo quel che abbiamo vissuto nel bosco dal quale torniamo, potremmo ricavare qualche beneficio? Che dire se potessimo incontrarci ogni giorno per dialogare […]?».
La domanda del saggio religioso, nel racconto medioevale di Raimondo Lullo, intercetta i miei stessi sentimenti alla fine dell’ora di lezione: quale beneficio potranno trarre gli studenti dal nostro incontro? Avranno ancora il desiderio (se già c’è stato!) di incontrarci nuovamente per dialogare?
Per poter rispondere a queste domande è necessario tener presente la specificità per cui si caratterizza l’IRC (Insegnamento della Religione Cattolica), ossia «formare personalità giovanili ricche di interiorità, dotate di forza morale e aperte ai valori della giustizia, della solidarietà e della pace, capaci di usare bene della propria libertà» (Conferenza Episcopale Italiana, Insegnare religione cattolica oggi. Nota pastorale dell'Episcopato italiano sull'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, 4). Per cui, bisognerebbe chiedersi in che modo e con quali strategie venga attuato questo durante le ore di lezione. Inoltre, è interessante come questa peculiarità dell’insegnamento della Religione Cattolica intercetti e si integri col dato statistico circa la realtà della scuola italiana, sempre più multiculturale; per cui, la formazione al dialogo delle differenze e alla cultura della pace si pone oggi come sfida primaria che ciascun insegnante deve accogliere e mettere in atto, dato il contesto nel quale è immerso ogni giorno.
Mentre scrivo mi tornano alla mente alcuni volti che, lungo quest’anno scolastico, mi hanno ricordato quanto sia importante questo: tra i tanti penso a L, a E ed a W, studenti di “prima media��, appartenenti alla comunità cinese di Napoli i quali, con l’ausilio del disegno e di software come Minecraft, hanno raccontato alcune peculiarità culturali e religiose del proprio paese d’origine, suscitando la curiosità e le tante domande dei compagni; loro mi hanno ricordato quanto possa essere “potente” un racconto e quanto questo possa intercettare i sentimenti dell’altro, generando interesse al dialogo.
Penso a N, 18 anni e proveniente dal Sudamerica. Dargli la possibilità di esprimersi sul tema della cittadinanza a partire dalla sua prospettiva ha aperto varie piste di riflessione tra i compagni di classe che non si son risparmiati, anche qui, di fare tante domande. Per cui, segue lo schema che ho visto svilupparsi ogni volta: il racconto genera curiosità, la curiosità stimola la domanda, la domanda chiede una risposta e così si introduce il dialogo, ponte di pace tra storie che si incontrano.
In conclusione, credo che l’IRC sia una preziosa possibilità oggi, all’interno della scuola italiana, per la costruzione di spazi generativi di incontro (per alcuni spunti di riflessione: L’ora di religione in un mondo che cambia. Spiritualità e dialogo in classe - diocesi di Sinigallia), nei quali la poliedricità (cf. EG 236) - per la quale si distingue l’attuale platea scolastica - viene esaltata e valorizzata.
«Che dire se potessimo incontrarci ogni giorno per dialogare?»: Sì!