EBRAISMO Conoscenza - Il Giubileo: una prospettiva biblica

Il Giubileo: una prospettiva biblica

Il Giubileo: terminologia e significato

«Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione (derôr) nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo (yōḇēl); ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia» (Lv 25,10).

Il termine italiano “Giubileo” traduce l’ebraico yōḇēl, che ha un’etimologia incerta. L’interpretazione più diffusa è che derivi dal fenicio ybl, che significa “ariete”. Al di fuori del contesto di Lv 25, il termine yōḇēl o l’espressione qeren hayyōḇēl (“il corno dell’ariete”), così come shōfārōt hayyōḇēlīm (“trombe degli arieti”), sono utilizzati per indicare le trombe (ad es., Es 19,13; Gs 6,4-8.13). Tuttavia, nelle istruzioni di Lv 25,9, per riferirsi alla tromba che dà l’avvio al Giubileo si usa il termine più comune shōfār. Nella traduzione greca dei Settanta, yōḇēl è reso con l’espressione aphéseōs sēmasía, che significa “segnale di liberazione/restituzione”, collegando il termine al verbo ebraico yāḇal, che nella sua forma causativa significa “riportare” o “rimandare”, ad indicare il ritorno alla condizione originaria, come nel caso degli esuli ricondotti in patria (cf. Ger 31,9 e Is 55,12).

In Lv 25, il Giubileo si colloca subito dopo la conclusione di un ciclo di sette anni sabbatici (vv. 1-7): il 49º anno coincide con il settimo anno sabbatico, mentre il 50º corrisponde all’anno del Giubileo, che inizia con il suono dello shōfār, il 10 del settimo mese, ossia nel Giorno dell’Espiazione (Yom Ha-Kippurim) (v. 9). L’anno sabbatico e il Giubileo sono quindi strettamente collegati, e quest’ultimo può essere considerato il culmine del sistema sabbatico. I sabati settimanali garantiscono il riposo a tutti, inclusi schiavi e stranieri residenti, evidenziando la dimensione umanitaria dello shabbat; l’anno sabbatico garantisce invece il riposo della terra. Il Giubileo, infine, non solo include riposo, ma garantisce anche un ripristino dell’equità sociale, recuperando l’equilibrio originario previsto dalla distribuzione della terra operata da Giosuè. Come lo shabbat e l’anno sabbatico, il Giubileo è un tempo sacro finalizzato a rinnovare e rivitalizzare la vita delle persone e della terra.

Le norme sull’anno giubilare e il riscatto di terre e schiavi sono presenti in Lv 25, ma anche nei capitoli 26 e 27 del medesimo libro.

Lo Shofar

Le regole del Giubileo: dimensione teologica e impatto socio-economico

Il Giubileo biblico è un’istituzione voluta da Dio per salvaguardare i due pilastri fondamentali della società israelitica: la famiglia e la terra. La sua radice teologica è strettamente connessa alla teologia della terra e al particolare statuto degli israeliti. In Lv 25,23 Dio afferma: «Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti». Questo passaggio sottolinea che la terra appartiene a Dio, ma è concessa a Israele come un dono, distribuito equamente e considerato inalienabile. Inoltre, gli israeliti sono considerati dal Signore come “forestieri e ospiti”, una condizione che nella legislazione mosaica garantisce loro particolare protezione e accoglienza. E poiché tutti condividono questo stesso status davanti a Dio, anche il fratello caduto in povertà o oppresso dai debiti deve essere trattato con la stessa premura e cura che Dio riserva a ciascuno di loro. Questo principio è ribadito in Lv 25,35: «Se il tuo fratello che vive accanto a te cade in miseria ed è inadempiente verso di te, sostienilo come faresti con un forestiero o un ospite, affinché possa vivere presso di te».

Il testo di Lv 25 descrive diversi livelli di impoverimento, ciascuno con una soluzione specifica. Ogni fase di declino economico è introdotta dalla frase: «Se il tuo fratello cade in miseria» (vv. 25, 35, 39, 47).

In caso di difficoltà economica, un proprietario terriero israelita può decidere di vendere la sua terra. Per preservare il principio dell’inalienabilità, il parente più prossimo potrà esercitare il ruolo di gō’ēl – “riscattatore”, che ha il diritto di acquistare o riscattare la terra. Il venditore mantiene comunque il diritto di riacquistarla qualora fosse in grado di raccogliere i mezzi necessari. In ogni caso, sia che fosse venduta ad estranei o riscattata da un parente, la terra tornerà alla famiglia originaria nell’anno del Giubileo (vv. 25-28).

Se la situazione economica dell’indigente peggiora ulteriormente e non riesce a saldare i debiti, anche dopo aver venduto le proprietà, il parente ha l’obbligo di sostenerlo, impiegandolo come lavoratore dipendente e concedendogli prestiti senza interessi (vv. 35-38).

In caso di completo collasso economico, lui e la sua famiglia possono entrare al servizio di un parente più benestante, il quale tuttavia non potrà trattarli come schiavi (nessun israelita può essere ridotto in schiavitù da un altro israelita), ma come lavoratori residenti. Questa condizione è temporanea e durerà solo fino al successivo Giubileo, quando il debitore e/o i suoi figli potranno riacquistare le loro terre e riprendere una vita autonoma (vv. 39-43).

Se un uomo invece cade in servitù debitoria presso qualcuno esterno al proprio clan, l’intera famiglia ha la responsabilità di riscattarlo per evitare la dispersione della linea familiare. Nei versetti 48-49 si specifica che il riscatto non è responsabilità esclusiva del parente più prossimo, ma dell’intero clan, il cui compito è proteggere l’integrità delle famiglie e delle terre ereditate, assicurandosi che i creditori rispettino le regole del Giubileo e trattino i debitori israeliti con giustizia (vv. 47-55).

Il Giubileo: un modello divino di equità e libertà

Il Giubileo è stato istituito per garantire un sistema di possesso della terra basato su una distribuzione equa e diffusa, evitando che le proprietà terriere si concentrino nelle mani di pochi ricchi. Le richieste rivolte a Israele riflettono il progetto di Dio per tutta l’umanità: una giusta distribuzione delle risorse, soprattutto della terra, e la limitazione dell’accumulo eccessivo, che conduce all’oppressione e all’emarginazione. Non si tratta di abolire la proprietà privata, ma di strutturare le relazioni di proprietà in modo tale da consentire a tutti di vivere con dignità e libertà.

La legge del Giubileo mira principalmente a proteggere i più deboli: poveri, emarginati e svantaggiati. Essa ribadisce il principio secondo cui il popolo di Yhwh è intrinsecamente libero e la schiavitù costituisce una violazione del rapporto tra Dio e Israele, che Egli ha liberato dalla schiavitù d’Egitto. Pertanto, il “riscatto” operato dal gō’ēl - “riscattatore” evoca l’atto redentivo del Signore verso Israele. Le norme sociali del Giubileo, come la liberazione degli schiavi, la redistribuzione delle terre e il riposo della terra, riflettono il carattere di Yhwh e il suo progetto di giustizia e misericordia.

La coincidenza tra la proclamazione del Giubileo e il Giorno dell’Espiazione (Lv 25,9) riveste un significato profondo: gli israeliti, avendo ricevuto il perdono e la liberazione da Dio, sono chiamati a riflettere questa esperienza nei loro rapporti economici e sociali. In questo senso, la legge del Giubileo può essere interpretata come una forma di espiazione collettiva e di rinnovamento morale, attraverso la quale il popolo è invitato a ristabilire giustizia ed equità.

Il Giubileo pone altresì una particolare enfasi sull’unità familiare, vista come il pilastro dell’identità e della stabilità dell’individuo nella società israelitica. Uno degli scopi principali di questa istituzione è proprio preservare tale unità e, se necessario, ripristinarla periodicamente. Il Giubileo, dunque, non è solo un evento circoscritto al presente, ma porta con sé una profonda speranza escatologica: l’anticipazione del ripristino del disegno originario di Dio per l’umanità e per l’intera creazione.

Echi profetici del Giubileo

I capisaldi del Giubileo – la liberazione degli schiavi, la cancellazione dei debiti e la restituzione delle terre – risuonano con forza negli oracoli del profeta Isaia, in particolare nei capitoli 58 e 61, dove viene evidenziata l’importanza delle riforme sociali e della liberazione degli oppressi.

Il suono della tromba che segna l’inizio del Giubileo (Lv 25,9) trova un parallelo significativo in Is 58,1, dove la voce del profeta viene paragonata a una tromba (shōfār) che denuncia i peccati del popolo. Questa denuncia è legata alla critica di un digiuno ridotto a puro formalismo (Is 58,3ss.), probabilmente riferendosi al digiuno del Giorno dell’Espiazione che precede il Giubileo. Isaia insiste sul fatto che il digiuno non può essere un semplice rituale, ma deve essere accompagnato dall’impegno verso una giustizia concreta, manifestata attraverso la liberazione degli oppressi, il sostentamento dei poveri e l’accoglienza dei senzatetto, in piena sintonia con i principi fondamentali del Giubileo.

Nel capitolo 61 Isaia proclama esplicitamente «l’anno di grazia del Signore» (v. 2), inteso come un tempo di rinnovamento e restaurazione sociale, durante il quale la liberazione dei prigionieri e il soccorso ai poveri sono chiaramente inseriti nel quadro delle norme giubilari. Anche il termine derôr – “liberazione”, usato sia in Is 61,1 che in Lv 25,10, rafforza ulteriormente questa connessione.

La metafora del “giogo” - muṭah di Is 58 rappresenta l’oppressione sociale, come sottolinea Dio per bocca del profeta: «Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?» (Is 58,6). Questo richiamo alla liberazione riecheggia anch’esso l’intento del Giubileo.

Sia Is 58 che Is 61 prospettano, inoltre, una visione escatologica delle promesse giubilari, puntando ad una ricostruzione non solo materiale, ma anche spirituale della comunità. Attraverso l’impegno verso la giustizia sociale e la riduzione delle disuguaglianze economiche, il popolo di Dio è chiamato a divenire una guida morale e spirituale per le altre nazioni: «Poiché, come la terra produce i suoi germogli e come un giardino fa germogliare i suoi semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutte le genti» (Is 61,11; cf. il “giardino irrigato” di 58,11).

Infine, in una società restaurata secondo i principi del Giubileo, dove giustizia e misericordia prevalgono in obbedienza a Dio, questo rinnovamento condurrà a un’era di pace, prosperità e armonia, fondata sulla giustizia e sull’equità per tutti.

Gesù e il Giubileo: il Vangelo della liberazione

Gesù ha annunciato l’arrivo del regno di Dio in chiave escatologica, dichiarando che le aspettative di restaurazione e rinnovamento messianico si stavano realizzando nella sua persona e nel suo operato. Il “discorso programmatico di Nazareth” (Lc 4,16-30) rappresenta la più chiara affermazione di questa visione, con un riferimento diretto a Is 61 che, come abbiamo visto, è un testo fortemente intriso di temi giubilari.

Gesù, durante tutta la sua missione, ha agito per liberare l’umanità da ogni forma di oppressione, non limitandosi alla schiavitù menzionata nel contesto del giubileo ebraico, ma includendo tutte le sofferenze e il male che affliggono sia il corpo che l’anima.

I temi giubilari, oltre che nei tanti episodi evangelici di ‘guarigione’, emergono anche in diversi insegnamenti e interventi di Gesù, come le beatitudini, la risposta a Giovanni Battista (Mt 11,2-6: «…ai poveri è annunciato il Vangelo…»), la parabola del banchetto (Lc 14,12-24), e le parabole sul perdono e sul condono dei debiti (Mt 18,21-35). Questi elementi sono ampiamente coerenti con il modello giubilare anticotestamentario, il quale rappresenta sia una promessa escatologica sia un imperativo morale.

La comunità cristiana primitiva rispose a questa speranza attraverso la condivisione dei beni materiali (At 4,33-37), realizzando così l’ideale giubilare ma anche l’ideale sabbatico presente nel capitolo 15 di Deuteronomio: «Del resto non vi sarà alcun bisognoso in mezzo a voi; perché il Signore certo ti benedirà nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà in possesso ereditario» (Dt 15,4; cf. At 4,34).

Applicare il principio del Giubileo richiede quindi di riconoscere la sovranità di Dio, fidarsi della sua provvidenza, accettare il suo perdono, vivere secondo la sua giustizia e sperare nelle sue promesse. Questo modello abbraccia la missione del credente, la sua etica personale e sociale, e la sua visione del futuro.

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Credits:

Created with images by • Seth - A Jewish man blowing the Shofar (ram's horn), which is used to blow sounds on Rosh HaShana (the Jewish New Year) and Yom Kippur (day of Atonement)