28 settembre 2025
XXVI Domenica del Tempo Ordinario - Anno C
Spunti per l’omelia
LC 16,19-31
Fratelli e sorelle carissimi,
in questo Tempo del Creato, il Signore ci dona una pagina evangelica carica di insegnamenti profondi: la parabola del ricco e del povero Lazzaro (cf. Lc 16,19-31). Essa ci interpella con forza, invitandoci a riflettere sulle dinamiche di giustizia, indifferenza e salvezza, e a leggere questa realtà anche in una chiave che si apre al dramma ecologico e sociale del nostro tempo. Due uomini vivono accanto, divisi solo da un portone, ma separati da un abisso ben più profondo: quello della capacità di vedere e riconoscere l’altro nella sua sofferenza. Da una parte, un uomo ricco, vestito di porpora e bisso, che si abbandona a una vita di lussi e di piaceri quotidiani; dall’altra, un povero coperto di piaghe, dimenticato e abbandonato, che aspira soltanto a qualche briciola dal banchetto del ricco. Non si tratta solo di una disparità economica o materiale, ma di una ferita spirituale: l’incapacità di vedere, di accogliere, di condividere, che è al centro del peccato dell’indifferenza.
Proviamo ora a lasciarci guidare da questa parabola lungo tre passaggi fondamentali del nostro cammino di fede, particolarmente significativi in questo Tempo del Creato:
1. ASCOLTARE
Nella parabola del ricco e del povero Lazzaro, colpisce la risposta di Abramo al ricco che, dall’aldilà, chiede di mandare qualcuno ai suoi fratelli. Ma la risposta di Abramo è chiara e definitiva: «Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro» (Lc 16,29).
Oggi abbiamo a disposizione non solo la Parola di Dio ma anche l’insegnamento della Chiesa, la voce della dottrina sociale, e le evidenze della scienza sullo stato di salute del nostro pianeta. Abbiamo già strumenti e indicazioni sufficienti per operare una conversione ecologica profonda, che non si limiti a interventi superficiali o a risposte emergenziali, ma che si traduca in uno stile di vita integrale e sostenibile.
Ascoltare, infatti, non significa solo udire con le orecchie, ma accogliere con il cuore. San Giovanni Crisostomo, uno dei Padri e predicatori della Chiesa antica, ci ricorda che non è sufficiente sfamare chi ha fame: occorre anche curarne le ferite (cf. Omelia su Lazzaro, II). Questa affermazione è di grande attualità: la vera carità non è un atto isolato o una semplice elargizione di beni, ma una relazione che si prende cura dell’interezza della persona, delle sue ferite visibili e invisibili, del suo bisogno di dignità e di amore.
2. CURARE
Dopo aver riconosciuto l’importanza dell’ascolto autentico, il Tempo del Creato ci chiama ora a un passo ulteriore: curare. Lazzaro non è solo il volto della povertà materiale, ma rappresenta tutta l’umanità ferita nelle sue molteplici dimensioni – solitudine, esclusione, marginalizzazione. Egli diventa anche simbolo della creazione sofferente, come san Paolo ci ricorda nella Lettera ai Romani: «La creazione attende con impazienza la manifestazione dei figli di Dio, perché la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per partecipare alla libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,19-21).
Il ricco della parabola non compie un peccato vistoso, ma la sua colpa più profonda è proprio questa: vivere in una condizione di privilegio senza vedere, senza sentire, senza curare il dolore dell’altro. Questa indifferenza, che nasce dalla mancata apertura all’ascolto, genera una distanza spirituale che si fa abisso, con conseguenze definitive oltre la vita terrena.
Così, la parabola diventa uno specchio per la nostra società contemporanea: quante volte, anche noi, chiudiamo gli occhi di fronte alla sofferenza dei poveri e al grido della terra, vittima di una crisi ambientale che colpisce soprattutto i più fragili? Quante volte restiamo rinchiusi nel nostro benessere, dietro porte invisibili di comodità e indifferenza, incapaci di curare le ferite del mondo che ci circonda?
Il passaggio dall’ascolto alla cura è quindi fondamentale: non basta solo sentire il grido del povero e del creato, ma occorre farsi carico di esso con gesti concreti di amore e responsabilità. Solo così possiamo iniziare a sanare le ferite, a ricostruire relazioni di giustizia e armonia, aprendo la strada a una vera conversione ecologica e umana.
3. SEMI DI PACE E SPERANZA
La terza tappa del nostro cammino è quella di seminare semi di pace e speranza. Questo tempo speciale ci offre un’occasione preziosa per mettere in pratica la nostra conversione, traducendola in gesti concreti che possono cambiare il presente e aprire le porte a un futuro più luminoso.
La pace nasce dal costruire relazioni giuste e solidali, non solo tra di noi, ma anche tra l’uomo e la natura, riconoscendo in essa un dono sacro che ci è affidato per custodirlo e amarlo. La speranza si alimenta ogni giorno nei piccoli gesti: vivere con sobrietà, evitare gli sprechi, tendere la mano a chi è nel bisogno, e imparare a guardare con occhi di misericordia e attenzione.
Questi semi, anche se non sempre germogliano subito, portano con sé la promessa di un mondo rinnovato, dove nessuno sarà più escluso come Lazzaro, e la terra sarà accolta con rispetto e gratitudine, come una madre che nutre e sostiene la vita.
Antifona
Signore, quanto hai fatto ricadere su di noi, l’hai fatto con retto giudizio, poiché noi abbiamo peccato, non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti. Ma ora, salvaci con i tuoi prodigi; da’ gloria al tuo nome, Signore, fa’ con noi secondo la tua clemenza, secondo la tua grande misericordia. (Dn 3,31.29.43.42)
Colletta
O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono, continua a effondere su di noi la tua grazia, perché, affrettandoci verso i beni da te promessi, diventiamo partecipi della felicità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Oppure:
O Dio, che conosci le necessità del povero e non abbandoni il debole nella solitudine, libera dalla schiavitù dell’egoismo coloro che sono sordi alla voce di chi invoca aiuto, e dona a tutti noi una fede salda nel Cristo risorto. Egli è Dio, e vive e regna con te.
Prima Lettura
Ora cesserà l'orgia dei dissoluti.
Dal libro del profeta Amos Am 6,1a.4-7
Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria! Distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla.
Canterellano al suono dell’arpa, come Davide improvvisano su strumenti musicali; bevono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano. Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati e cesserà l’orgia dei dissoluti.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 145 (146)
R. Loda il Signore, anima mia.
Il Signore rimane fedele per sempre rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri. R.
Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri. R.
Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. R.
Seconda Lettura
Conserva il comandamento fino alla manifestazione del Signore.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 1 Tm 6,11-16
Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.
Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo, che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio, il beato e unico Sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, il solo che possiede l’immortalità e abita una luce inaccessibile: nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo. A lui onore e potenza per sempre. Amen.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. (2Cor 8,9)
Alleluia.
Vangelo
Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16,19-31
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma".
Ma Abramo rispose: "Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi".
E quello replicò: "Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento". Ma Abramo rispose: "Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro". E lui replicò: "No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno". Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti"».
Parola del Signore.
Preghiere dei fedeli
- Perché il Signore ci doni occhi capaci di riconoscere il volto di Cristo nei poveri, negli ultimi, e in ogni creatura ferita, aiutandoci a non restare indifferenti di fronte alla sofferenza che ci circonda.
- Perché, nel cammino di questo Tempo del Creato, impariamo a prenderci cura non solo dell’ambiente, ma anche delle relazioni, costruendo legami di fraternità, giustizia e compassione.
- Perché lo Spirito Santo semini nei nostri cuori il desiderio di una vera conversione ecologica, che ci renda capaci di scelte coraggiose, sobrie e solidali, per custodire insieme la terra e la dignità di ogni persona.
Sulle offerte
Accogli, Padre misericordioso, i nostri doni, e da questa offerta fa’ scaturire per noi la sorgente di ogni benedizione. Per Cristo nostro Signore.
Antifona alla comunione
Ricordati, o Signore, della parola detta al tuo servo, con la quale mi hai dato speranza. Questa mi consola nella mia miseria. (Cf. Sal 118,49-50)
Oppure:
In questo abbiamo conosciuto l’amore: egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. (1Gv 3,16)
Dopo la comunione
Questo sacramento di vita eterna ci rinnovi, o Padre, nell’anima e nel corpo, perché, annunciando la morte del tuo Figlio, partecipiamo alla sua passione per diventare eredi con lui nella gloria. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Ringraziamenti:
28 settembre 2025 - XXVI Domenica del Tempo Ordinario