ISLAM

Conoscenza. Sunna

Sunna

Il termine arabo “Sunna (سُنَّة)”, modo di agire abituale – consuetudine – tradizione – norma, rappresenta la seconda fonte della Legge Islamica dopo il Corano. Per Sunna si intende le abitudini e le regole tradizionali che riguardano le credenze, le pratiche e la morale dei primi Musulmani. Si distingue in: Sunnat al-Nabī ovvero le abitudini, il comportamento personale, il modo di vivere e compiere le cose del Profeta Muḥammad e Sunnat Allāh ovvero la provvidenza divina e le leggi con cui Dio regola l’universo.

Da questo termine deriva la parola “sunniti (ahl al-sunna wa l-jamāʿa)” cioè, i seguaci della Tradizione del Profeta e della comunità Islamica, che rappresentano il gruppo maggioritario all’interno dell’Islam.

Fonte: Wikimedia
«Ubbidite a Dio e al Suo inviato» [Cor 3,32]
«Nel messaggero di Dio avete un esempio buono per chi spera in Dio e nell’ultimo giorno, per chi spesso ricorda il nome di Dio» [Cor 33,21]
«Un giorno Sa‘d Ibn Hishām Ibn ‘Āmir si rivolse in questo modo a ‘Ā’isha, moglie del Profeta: «O madre dei credenti, parlami del carattere dell’Inviato di Dio, su di lui la pace e la benedizione di Dio». Rispose ‘Ā’isha: «Non leggi il Corano?». «Certo». «In verità, il carattere dell’Inviato di Dio, su di lui la pace e la benedizione di Dio, era il Corano»

I Musulmani trovano nel Profeta Muḥammad la misura per eccellenza: nel comportamento, nell’approccio alla preghiera e alla vita religiosa e nella morale. Egli incarna il Corano e il Corano riflette, sebbene talvolta in modo velato, l’atteggiamento del Profeta.

Che cosa è la Sunna?

La Sunna è l’insieme dei detti, degli atti, e dei silenzi ascritti al Profeta Muḥammad. Si può quindi distinguere in: 1.     Sunna verbale (Sunna Qawliyyah) che comprende i detti del Profeta (ḥadīth). 2.     Sunna pratica (Sunna Fi‘liyyah) che include le azioni del Profeta, come la modalità di pregare, digiunare o fare l’elemosina. 3.     Sunna di approvazione (Sunna Taqrīriyyah) che sono i comportamenti di altre persone approvati tacitamente dal Profeta, attraverso il suo silenzio o la sua approvazione implicita.

Gli ḥadīth si dividono in due categorie:

  • ḥadīth nabawī: ascritti al Profeta;
  • ḥadīth qudsī: ascritti direttamente a Dio e riportati verbatim da Muḥammad.

Infatti, in quest’ultimi, Dio manifesta la sua volontà per ispirazione o in sogno e, successivamente, il Profeta la riporta alla sua comunità con le proprie parole. L’unicità di queste tradizioni dona loro uno status intermedio tra il Corano e un qualsiasi altro tipo di ḥadīth. Esse, pur avendo un contenuto divino, non sono state incluse nella Rivelazione coranica proprio perché questa è letteralmente Parola di Dio, mentre quest’ultimi vedono la mediazione espressiva del linguaggio umano.

Il ruolo della Sunna

La Sunna ha un ruolo cruciale nella vita dei musulmani per i seguenti motivi:

  • Spiegazione del Corano: il Corano spesso dà istruzioni generali, e la Sunna fornisce i dettagli. Ad esempio, il Corano ordina di pregare, ma è la Sunna che mostra come eseguire le cinque preghiere quotidiane.
  • Modello di vita: Il Profeta è considerato il miglior esempio di condotta morale e pratica.
  • Fonte di legislazione: insieme al Corano, la Sunna è una fonte per le regole del diritto Islamico (fiqh). Se il Corano non tratta un argomento specifico, la Sunna può fornire indicazioni.
  • Insegnamento etico e spirituale: la Sunna guida i musulmani su come comportarsi in famiglia, in società e nella propria relazione con Dio.

Che cos’è un ḥadīth?

Gli ḥadīth (حديث, al plurale aḥādīth) sono le narrazioni che documentano le parole e le azioni del Profeta Muḥammad e sono il mezzo attraverso il quale la Sunna è stata trasmessa. Questo termine deriva dalla radice araba che assume il significato di “raccontare”; quindi, ogni tradizione profetica o ḥadīth (anche detto o logion) è appunto un racconto che è fatto risalire fino al fondatore dell’Islam. Non solo il Profeta è fonte di questo genere di letteratura, ma anche i suoi Compagni (ṣaḥāba) ovvero la prima generazione di suoi seguaci ed anche i Successori (tābi‘ūn) ovvero la seconda generazione. Le tradizioni ascritte a questi sono rispettivamente definite con i termini athar e khabar. Nell’Islam sciita quest’ultimo termine è preferito sia al termine Sunna sia al termine ḥadīth, inoltre tra le loro fonti vanno aggiunti gli insegnamenti e le azioni degli appartenenti alla famiglia del Profeta (Ahl al-Bayt), dei Dodici Imām e della figlia del Profeta, Fāṭima.

È composto da due parti: la prima è l’isnād o catena di trasmissione, dove sono menzionati tutti coloro che hanno prima ascoltato e poi riportato quella tradizione fino a giungere al Profeta Muḥammad, fonte primaria del ḥadīth. La seconda parte è definita matn e costituisce il vero e proprio contenuto della tradizione.

Un esempio di struttura di un ḥadīth potrebbe essere questo:

«[isnād] Un successore dei successore ha udito […] che ha sentito un successore dire […], che ha ascoltato un compagno del Profeta che un giorno ha sentito il Profeta dire o fare: [matn]»

Le scienze degli ḥadīth

Dalla metà dell’VIII secolo tutte queste tradizioni hanno iniziato ad essere messe per iscritto. Tuttavia, i collettori ben presto si sono accorti che, mescolati con le tradizioni considerate autentiche, ve ne erano altre “inventate”. Infatti, per rispondere a determinate questioni che attanagliavano la comunità musulmana o per un eccesso di zelo, alcune tradizioni profetiche vengono alterate aggiungendo delle parti o omettendone altre. Gli studiosi musulmani hanno quindi sentito l’esigenza di sviluppare un metodo critico che potesse “misurare” l’autenticità degli ḥadīth e smascherare i contraffattori. Ne consegue la nascita e lo sviluppo di una disciplina dedicata precisamente a questo, definita ‘ulūm al-ḥadīth o scienze degli ḥadīth.

Due sono i criteri di analisi che sono considerati per la valutazione di una tradizione: l’accuratezza con cui questa è trasmessa e l’analisi delle catene di trasmissione. Proprio da quest’ultima si sviluppa una sistema molto rigoroso di classificazione delle tradizioni profetiche.

In prima battuta, l’attenzione è posta sul trasmettitore, come il suo buon nome e la qualità della sua memoria. Questo studio è stato poi sistematizzato in quella che è conosciuta come la “scienza degli uomini (ʿilm al-riǧāl)”, a cui si affianca una disciplina relativa al contenuto della tradizione, per verificare che non sia illogico, incoerente o palesemente impossibile. Secondariamente viene considerata la catena di trasmissione: la sua recezione, le tempistiche di trasmissione e come questa viene trasmessa. Successivamente viene annotato se questa catena è stata continua nel tempo o se sia stata interrotta. In ultima istanza e alla luce di questi criteri, viene stabilito se un ḥadīth sia autentico (ṣaḥīḥ) o debole (ḍa‘īf) a seconda della validità della catena di trasmissione, della credibilità dei trasmettitori e del contenuto.

Le raccolte di ḥadīth

Le raccolte e collezioni di ḥadīth possono essere suddivise in due grandi tipologie, a seconda della tecnica utilizzata per raggruppare le tradizioni:

  1. Musnad: la prima segue il criterio di riunirle a seconda della persona che le ha trasmesse. Questa tipologia trova la sua massima utilità per coloro che sono interessati nel conoscere la personalità che trasmette un determinato pronunciamento, piuttosto che il contenuto stesso.
  2. Muṣannaf: la seconda tipologia raccoglie le tradizioni a seconda dell’argomento.

Alcune collezioni sono sistemate secondo entrambe le tipologie, cercando di fornire un’informazione il più completa possibile. Per quanto riguarda le raccolte di ḥadīth, si devono distinguere quelle elaborate dai sunniti, da quelle degli sciiti. Sunnismo: le raccolte canoniche più importanti sono sei e sono state compilate tra il IX e il X secolo. Esse sono: Ṣaḥīḥ di al-Bukhārī (m.870); Ṣaḥīḥ di Muslim (m. 875); al-Sunan di al-Nasā’ī (m. 915); Sunan di Abū Dawūd (m. 888); Sunan di al-Tirmidhī (m. 892); Sunan di Ibn Māǧah (m. 887). A queste si aggiungono altre raccolte particolarmente tenute in considerazione dagli studiosi come quella di Mālik ibn Anas (m.795) intitolata al-Muwaṭṭāʾ e il Musnad di Aḥmad ibn Ḥanbal (m. 855). Sciismo: le raccolte canoniche sono quattro e sono: il Kitāb al-Kāfī di al-Kulaynī (m. 941); Man lā Yaḥḍuruhu al-Faqīh di Ibn Bābawayh (m. 991); Tahdhīb al-Aḥkām e al-Istibṣār di al-Ṭūsī (m. 995). A queste vanno aggiunte anche le tradizioni ascritte a Fāṭima, quarta figlia del Profeta e moglie di ‘Alī ibn ‘Abī Ṭālib, e quelle degli Imām sciiti.

La Sunna contiene delle dottrine talvolta contraddittorie e una prova di questo è dato anche dalla pluralità dei suoi campi d’indagine che spaziano dalla morale, alla teologia e alla mistica. Un autore che ha cercato di semplificare questa enorme quantità di materiale è stato il sunnita Yaḥyā ibn Šaraf al-Nawawī (m. 1277). È autore di due raccolte di ḥadīth, particolarmente diffuse e tuttora usate che sono il Riyāḍ aṣ-Ṣāliḥīn e al-Arbaʿīn al-Nawawiyya, ovvero, una raccolta di 40 (in realtà sono 42) tradizioni (ḥadīṯ qudsī), di solito accompagnate da dei commentari, usati per compendiare il sapere tradizionale in poche espressioni.

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