Agli albori della storia
Quella sera in piazza Sant'Angelo
Un amore senza fine che dura da 122 anni. Ininterrottamente. E’ il 24 marzo del 1903: in quei giorni il Genoa Cricket and Football Club si prepara a difendere sul campo sportivo di Ponte Carrega il titolo di campione d’Italia dagli assalti della Juventus di Torino, mentre poche ore prima l’Andrea Doria conquista la coppa in argento “Mediolanum” messa in palio dal Municipio di Milano. E' il calcio dei pionieri.
In quella dolce serata primaverile, in piazza Sant’Angelo, nella zona dove ancora sorgeva il convento, una quarantina di giovani cremonesi amanti dello sport si danno appuntamento nei locali dell’Osteria Varesina. Insieme decidono di fondere alcune realtà sportive già attive in città in un unico sodalizio: nasce così la nuova Unione Sportiva Cremonese, la società sportiva che segnerà i destini sporitivi della città e del suo territorio lungo tutti questi 122 anni. I colori scelti sono il bianco e il lilla.
Agli albori il calcio non era la disciplina sportiva maggiormente praticata. La Cremonese del tempo era una polisportiva con atleti che eccellevano nel ciclismo, nella ginnastica e nel nuoto in acque libere, ma anche nelle gare di motociclismo. Il calcio era giocato a livello puramente amatoriale e le prime partite venivano disputate presso un campo realizzato nell’area della vecchia Piazza d'Armi del Castello di Santa Croce, la stessa che nel 1906 ospitò il tendone sotto il quale si esibì il leggendario Buffalo Bill. A partire dal 1912, con il primo torneo ufficiale organizzato in città, il calcio comincia a segnare in modo indelebile la storia della Cremonese e della sua gente. Nell’anno successivo, il 1913, per la prima volta i biancolilla si iscrivono al campionato: è quello di Promozione e la squadra trasloca da Piazza Castello a Via San Rocco per vivere i primi momenti di un’epopea senza fine. Alla fine di quella stagione, il 3 di maggio del 1914, nella partita giocata a Milano contro l'Ausonia Pro Gorla e vinta con il punteggio di 1-0 la Cremonese guadagna sul campo la promozione nella categoria superiore: la Prima, in pratica la Serie A di quei tempi eroici e romantici. Inizia così una storia fatta di risultati sportivi, ma anche, soprattutto, di vicende umane uniche. Tra queste ricordiamo quella di un giovanissimo atleta che ancora oggi è il simbolo dell’U.S.C.: Giovanni Zini.
"Il 20 settembre 1914, la Cremonese sfoggia i colori che non abbandonerà mai più: il grigio e il rosso"
Per tradizione amiamo, sosteniamo, esultiamo per i colori grigiorossi entrati a far parte della nostra storia il 20 settembre dell'anno 1914. Durante le amichevoli precampionato, la Cremonese affronta in trasferta la squadra del Vicenza e la società decide di accantonare la maglietta bianca con i bordi lilla per adottare una maglietta grigio ferro con il bordo di colore rosso.
Quella che appariva come una scelta sperimentale divenne di lì a poco definitiva e da quel giorno i colori della Cremonese non cambieranno più entrando a far parte del nostro Dna. In grigiorosso la Cremo affronta il campionato di Prima Categoria che però non verrà portato a termine per lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Questa parte della nostra storia si chiude con un dato significativo: 120 atleti ufficialmente tesserati per l'Unione Sportiva Cremonese partono per la guerra, di questi 30 non faranno ritorno. Tra di loro c'è anche l’atleta simbolo, Giovanni Zini che muore il 2 agosto del 1915 colpito da un'infezione contratta durante l'attività di barelliere lungo il fronte. Zini, ragazzo di grandi qualità atletiche, promessa del nostro calcio nel ruolo di portiere, perde la vita sul Carso e viene sepolto a Cividale del Friuli.
Il luogo dell'anima
Lo stadio "Zini", la nostra casa
Il 24 maggio 1916 il campo di via San Rocco è teatro di un atto vandalico: alcuni ignoti bruciano le tribune e quando la guerra termina la Cremonese ha la necessità di dotarsi di un nuovo campo per ricominciare l’attività. Si decide così di investire nell’area di via Persico dove si costruisce un campo da calcio circondato da una pista di ciclismo e con una tribuna capace di ospitare 500 posti.
La struttura verrà ufficialmente inaugurata il 2 novembre 1919: da quel giorno quella è la nostra casa. Il campo sportivo, 6 anni dopo, il 4 novembre 1925, sarà dedicato alla memoria di Zini. Le stagioni sportive che seguono la fine della Grande Guerra saranno tra le più esaltanti della nostra.
Nella stagione 1925/1926, che coincide con i primi tesseramenti di atleti e tecnici stranieri, la Cremonese conclude il campionato di Prima Categoria al secondo posto, nel giorne B, alle spalle della Juventus che al termine delle fasi finali conquisterà il titolo di campione d’Italia. Nel 1929 viene rinnovata la tribuna centrale dell'impianto di via Persico, creando una struttura in cemento autoportante, tra le prime in Italia, che ancora oggi caratterizza quello che è uno degli aspetti principali dello "Zini".
Nel cuore della gente
Gli anni della resilienza
Dopo gli anni d'oro che seguono il dopoguerra, gli anni Trenta del Novecento saranno segnati da grandi difficoltà non solo sul piano sportivo ma anche sul piano economico e gestionale. Nella stagione 1929/30 la Cremonese viene retrocessa in Serie B: può sembrare un semplice arrivederci alla luce di quella che è stata la storia fino a quel momento e invece dovranno passare ben 54 anni perché si possa tornare nel massimo campionato nazionale. La situazione economica del club a quel tempo è in affanno. Nel 1933 la società deve fronteggiare debiti per 100 mila lire, all'epoca una cifra decisamente considerevole. L’azione politica e la colletta popolare salvano dal fallimento un club ormai diventato autentico patrimonio della comunità cremonese.
Nella stagione 1934/35, dopo un duplice spareggio contro il Foggia, la Cremo conosce per la prima volta la retrocessione in Serie C, ma siccome una delle grandi caratteristiche della nostra storia è la resilienza nel giro di una stagione, in maniera trionfale, i grigiorossi tornano in Serie C.
Nei primi anni Quaranta del secolo scorso i grigiorossi riescono a risalire in Serie B al termine della stagione 1941/42. L'attività proseguirà a fatica durante il conflitto fino alla rinascita, suggellata dal primo posto nel girone B del raggruppamento Nord della Serie B/C.
Nel dopoguerra, però, esattamente nel 1951, saranno ancora i tifosi, a sottolineare il grande legame che c'è tra la squadra e il suo territorio, a salvare il club, di nuovo in C, dal fallimento.
La rinascita
Di nuovo in A dopo 54 anni
Dopo le grandi crisi la storia insegna che seguono sempre grandi rinascite. E’ così anche per la Cremonese. Nel 1967 la squadra non scampa la retrocessione e deve disputare il campionato di Quarta Serie, come capitato altre volte dalla fine della Seconda Guerra, e lo deve fare dotandosi di un impianto di illuminazione adeguata. La società, però, non ha risorse sufficienti per pagare e quando, ancora una volta, la Cremonese sembra prossima al fallimento, ecco l’ennesima capovolta del destino: Domenico Luzzara, l’imprenditore che si occupò di quell’impianto elettrico, incoraggiato dal figlio Attilio, decide di investire nel club.
L’era Luzzara inizia con il ritorno in Serie C dei grigiorossi: campionato vinto dalla squadra che ancora oggi è ricordata come la “Cremonese dei cremonesi”. In campo, tra di loro, un altro giocatore simbolo della nostra storia: Luciano Cesini, ancora oggi recordman di presenze in maglia grigiorossa.
Nella stagione 1977/78 la Cremo torna in Serie B, per poi retrocedere immediatamente. Ma ormai le basi sono gettate e dopo una nuova promozione, una salvezza sul filo di lana e uno spareggio andato male con Catania e Como, il 3 giugno del 1984, mentre si scatena un diluvio universale, la Cremonese guidata da Emiliano Mondonico, dopo 54 lunghissimi anni torna in Serie A.
Ci riuscirà ancora con Bruno Mazzia alla guida nel 1989 e con Gustavo Giagnoni nel 1991. L’ottovolante di emozioni sportive vissute durante l’era Luzzara toccherà nuovamente il suo apice durante la gestione tecnica di Simoni.
E Wembley si colorò di grigiorosso
La stagione 1992/1993, dopo una retrocessione dalla serie A, inizia con presupposti decisamente molto diversi dai precedenti campionati e con una sconfitta roboante: 4-1 a Cesena. Questo primo passo, molto maldestro, si rivelerà invece il primo di un’annata esaltante che riporterà i grigiorossi in Serie A e, soprattutto, regalerà a club e tifosi una delle massime soddisfazioni della nostra storia. E’ il 27 marzo del 1993 e la Cremonese, in uno dei templi del calcio mondiale, lo stadio londinese di Wembley, batte nella finale della Coppa Anglo-italiana il Derby County conquistando il primo trofeo internazionale della sua storia. Dal palco reale dello stadio, il capitano Corrado Verdelli alza al cielo la coppa davanti a circa duemila tifosi grigiorossi. Sono gli anni d’oro della Cremo, che resterà in Serie A fino al 1996.
Dopo le tre stagioni consecutive in A arrivano in ordine, la retrocessione in C1 e il ritorno in serie B dopo aver vinto un incredibile play off contro il Livorno, a Perugia. Ma poi tornano gli anni bui, con la Cremonese che retrocedefino alla C2 . Dopo un salvataggio dal fallimento, scampato grazie a due dirigenti che hanno contribuito in modo determinante a realizzare il sogno Cremo dei decenni precedenti, Favalli e Ferraroni, cambia la proprietà.
Il sogno continua
La Cremo ancora protagonista
In quegli anni la Cremonese riesce comunque a risalire fino alla Serie B, per poi retrocedere nuovamente in Serie C. E’ in quel momento di ulteriore difficoltà, che il destino svolta nuovamente e rilancia in modo definitivo le sorti della società. E’ l’estate del 2007 quando la Cremonese passa al cavalier Giovanni Arvedi. I forti investimenti strutturali, cominciati con la nascita del centro sportivo di via Largo degli Sporitvi e proseguiti con il completo ammodernamento dello Zini, oggi più che mai uno degli stadi più affascinanti del panorama nazionale, oltre alla riorganizzazione capillare della società e al potenziamento del vivaio, rilanciano il club grigiorosso facendo vivere ai sostenitori un’altra epoca di importanti risultati sportivi.
La prima data significativa della nuova era è quella del 6 maggio 2017, quando, al termine di un campionato incredibile e di una partita epica contro la Racing Roma, la Cremonese, vincendo 3 a 2 in rimonta, riesce a conquistare una meritata Serie B. Con il ritorno nella seconda divisione nazionale anche lo Zini cambia volto: la curva sud e i distinti vengono coperti.
L’entusiasmo tra i sostenitori grigiorossi sale alle stelle. Il 6 maggio 2022, ancora una volta sotto la pioggia, la Cremo, guidata stavolta da Fabio Pecchia, scrive un’altra pagina d’oro della sua storia, riconquistando la Serie A con la vittoria per 2-1 sul campo del Como. Nella stagione successiva arriverà la retrocessione dalla massima serie, ma anche la seconda semifinale raggiunta nella nostra storia in Coppa Italia, ottenuta dopo aver eliminato squadroni come Napoli e Roma. Il resto è storia di oggi, con la Cremo ancora in corsa per traguardi altrettanto prestigiosi e con la formazione Primavera tornata nuovamente, dopo tantissimi anni, nel massimo campionato di categoria.
Il grande valore della nostra storia non risiede solo nel risultato sportivo ottenuto, non è insito solo nelle vittorie conquistate, nelle sconfitte o nelle tante promozioni strappate con tenacia alla concorrenza. Il grande valore della nostra storia risiede nell’umanità delle tantissime persone che ne hanno fatto parte. Storie di vita, storie di umanità, storie di impegno personale impossibili da racchiudere in un unico pezzo celebrativo ma presenti nei cuori di ognuno noi. Perché il legame tra la Cremo e la sua gente è senza fine.