Stranieri

Questo è il testo preparatorio del discorso, relativo all'Articolo 10 della Costituzione Italiana, tenuto al X Convegno della Rete di Scuole Fri.Sa.Li. World, presso la Scuola italiana di Atene il 17 maggio 2019 e presso la Biblioteca del Senato della Repubblica il giorno 4 ottobre del medesimo anno. Il testo finale presentato, a sviluppo prettamente argomentativo, è stato necessariamente adattato e modificato.

Alla fine della seconda guerra mondiale per garantire la pace, la tutela dei diritti di tutti gli uomini, venne promulgata la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e l’Italia, come altri Paesi, fece propri quei princìpi, adottandoli nella Costituzione, affinché tutti gli uomini, nessuno escluso, potessero godere del diritto alla vita, alla pace, all’uguaglianza, alla dignità umana.

Molti uomini, però, ignorano o disconoscono il valore di tali princìpi.

Ricchi, come sono, di benessere, ma poveri di umanità.

C’è sempre bisogno di una nuova guerra per ricordarceli?

Si potrebbe arrivare a pensare che nella coscienza comune non venga riconosciuto il valore dell’accoglienza perché non ci sono più guerre che ci coinvolgono direttamente.

Ma in realtà le guerre ci sono ancora e i migranti che giungono nelle nostre terre ne sono la manifestazione diretta.

Ogni volta che ci troviamo davanti un migrante, e lo guardiamo negli occhi, vediamo la guerra - che ha tentato di lasciarsi alle spalle - e ne siamo coinvolti.

E lo siamo ancora di più se pensiamo che molte guerre sono state causate da noi o ne siamo stati, almeno indirettamente, responsabili.

Perché le cause dello spostamento di tante genti sono ben precise, e spesso sono di origine economica, un’economia distorta che uccide e provoca guerre. Il movente sono le materie prime e le fonti energetiche: non solo petrolio e gas, ma anche oro, uranio, coltan e altri minerali preziosi. Dopo le conquiste e le colonie dei secoli scorsi, oggi tante aziende continuano l’opera di impoverimento di tanti Paesi.

E l’impoverimento si estende anche ai territori, che sono isteriliti: deviazioni di bacini acquiferi, immissioni di gas serra in atmosfera hanno causato variazioni climatiche, surriscaldamento, desertificazioni che aggiungono profughi ambientali ai profughi politici, ai profughi economici e di guerra.

Ma non ne siamo coinvolti solo perché molti fattori che spingono le persone ad emigrare sono causati da noi: l’accoglienza è, a prescindere, uno dei valori costituenti della civiltà, e ha sempre fatto parte della nostra cultura.

L'ospitalità verso lo straniero nella nostra cultura

Sapete? Noi sembriamo essere in guerra non solo con lo straniero che preme alle porte, ma anche con noi stessi, con le nostre radici culturali.

Perché, ancor prima che nei nostri trattati internazionali e nella Costituzione, il principio etico dell’ospitalità verso lo straniero riecheggia nei testi posti a base della nostra cultura.

Nel mondo classico il forestiero era portatore di una presenza divina. Sono molti i miti dove gli dèi assumono le sembianze di stranieri di passaggio e molte le opere che insegnano il valore dell'ospitalità e la gravità della sua violazione.

L’Odissea, in particolare. Ricordiamo Ulisse che, nudo e naufrago, venne accolto da Nausicaa e ospitato nella sua reggia, senza neanche domandargli chi lui fosse:

“Straniero, non mi sembri un uomo malvagio né privo di senno: ma Zeus Olimpio in persona divide tra gli uomini la felicità, ai buoni e ai malvagi, come vuole, a ciascuno; questo a te ha dato e tu devi soffrire. Ora, però, poiché giungi nella mia città, alla mia terra, non ti mancherà certo una veste né altro che occorra a un infelice che supplica. [...] Fermatevi, serve; dove fuggite vedendo un uomo? [...] Questo è un povero naufrago che qui è capitato, e ora bisogna curarlo. Da Zeus arrivano stranieri e mendicanti e anche un piccolo dono è gradito. Offrite, dunque, cibo e bevande allo straniero, e lavatelo nel fiume, dove è al riparo dal vento.” (Odissea, Libro VI, vv. 187-210)

Anche la civiltà romana riconobbe la sacralità dell’ospitalità, sia nelle leggi che nella tradizione letteraria.

Publio Ovidio Nasone, ad esempio, ci ricorda che "Empio è colui che non accoglie lo straniero", narrando nelle Metamorfosi la storia di Bauci e Filemone che, unici in tutto il villaggio, accolsero due stranieri, li ospitarono e li rifocillarono. I due ospiti, infine, si rivelarono essere degli dei che premiarono la loro umanità e punirono il vicinato.

“Quando i due dei entrarono nella casetta e attraversarono la soglia, chinando il capo, il vecchio li fece accomodare sopra una panca, sulla quale Bauci premurosamente distese un panno ruvido. Poi smosse sul focolare la cenere tiepida, ravvivò il fuoco del giorno prima. [...] Passa appena un attimo e il focolare caldo licenzia i cibi e si riporta il vino non molto invecchiato. Gli dei [...] dissero: “Noi siamo dei e i vostri empi vicini sconteranno la pena” (Metamorfosi, Libro VIII)

E parallelamente alla celebrazione del dovere dell'ospitalità ne viene condannata, invece, la violazione. Virgilio fa dire a Enea:

In pochi a nuoto arrivammo qui sulle vostre spiagge. Ma che razza di uomini è questa? Quale patria permette un costume così barbaro, che nega perfino l'ospitalità della sabbia; che dichiara guerra e ci vieta di posarci sulla vicina terra? Se non [credete] nel genere umano e nella fraternità, credete almeno negli Dei, memori del giusto e dell'ingiusto. (Eneide, Libro I, 538-543)

E Petronio nel Satyricon si sofferma, invece, sul destino di chi, straniero, dopo un lungo viaggio, non è riuscito a giungere vivo alla riva di una terra tanto agognata:

“All'improvviso vidi un corpo avvicinarsi alla spiaggia trascinato da una debole corrente. Rimasi tristemente sorpreso e, fissando con occhi umidi quel mare traditore, dissi: “Quest'uomo da qualche parte della terra ha una moglie tranquilla che lo aspetta, o forse un figlio che non sa nulla della tempesta, o addirittura un padre: comunque, il giorno della partenza ha lasciato qualcuno, salutandolo con un bacio. Ecco come vanno a finire i progetti degli esseri umani, i loro sogni e le loro speranze!” (Satyricon, 115)

Ma torniamo ancora più indietro. La Bibbia è un continuo canto al valore assoluto dell’ospitalità e dell’accoglienza dei forestieri, che, non di rado, vengono chiamati "angeli".

La legge morale, che esorta ad assimilare il forestiero al cittadino, è testimoniata in questo passo del Levitico:

Quando un forestiero abiterà presso di voi nel vostro paese, non gli farete torto. Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l'amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto. (Lv. 19, 33-34)

Ma sono soprattutto le parole di Gesù a ribadire l’importanza dell’accoglienza, facendo di tale principio il metro con cui misurare il destino dell’umanità:

“Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? ” [...] “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. (Vangelo di Matteo 25, 35-43)

Forse siamo divenuti sordi ai richiami insiti nella nostra tradizione letteraria, e continuiamo ad ergerci giudici e decisori della salvezza o della dannazione di quanti vivono nei paesi in guerra, nei luoghi di disperanti carenze di cibo e acqua, nelle prigioni libiche o nei campi profughi.

Da una parte ci siamo noi, quelli fortunati, che abbiamo il “privilegio” di poter stare sulla giusta riva a guardare la corrente. Dall’altra gli stranieri, spesso oggetto del nostro odio o del nostro disinteresse.

Ma la salvezza o la condanna di tanti stranieri sono la conseguenza pratica, inevitabile delle nostre scelte e delle nostre azioni. Sta a noi scegliere come comportarci, con la mente e il cuore sgombro dall’odio e dai pregiudizi.

I flussi migratori

Sicuramente, per affrontare la questione dei flussi migratori non è sufficiente basarsi solo sui sentimenti o sulle nostre percezioni personali che, in quanto tali, sono soggettive e spesso false, ma sulla ragione e sui dati che, al contrario, sono oggettivi.

Una percezione comune è che sia in atto un’invasione di “stranieri” ma, a dimostrare la falsità di ciò, ci pensano i dati fornitici dall’UNHCR, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati che da oltre 65 anni fornisce protezione internazionale ed assistenza materiale alle persone costrette a fuggire dalle proprie case.

Nel 2018 il numero totale di persone giunte nei Paesi bagnati dal Mediterraneo era di 141.500, ma gli scomparsi o morti in mare sono stati almeno 2.277.

Numero totale di persone giunte nei Paesi bagnati dal Mediterraneo nel 2018: 141.500. Scomparsi o morti in mare: 2.277

Mentre nel 2019, tra gennaio e settembre, sono giunte nei Paesi bagnati dal Mediterraneo 73.135 persone. Di queste, più di 40.000 sono giunte in Grecia, quasi 22.000 in Spagna e meno di 7.000 in Italia.

Numero totale di persone giunte nei Paesi bagnati dal Mediterraneo tra gennaio e settembre 2019: 73.135
Numero totale di persone giunte in Italia tra gennaio e settembre 2019: 6.844
Numero totale di persone giunte in Grecia tra gennaio e settembre 2019: 41.940
Numero totale di persone giunte in Spagna tra gennaio e settembre 2019: 21.972

Ma sapete quanti sono i migranti in Italia?

Secondo i dati Istat sono l’8.5 della popolazione, inclusi quelli provenienti dall’Unione Europea; tra l’altro, ciò vuol dire che il 91,5% degli abitanti del nostro paese è italiano.

Con questi dati e questi numeri possiamo seriamente parlare di "invasione"?

Perché i migranti abbandonano la loro terra?

Da quali paesi provengono i migranti giunti in Italia nel 2019? Soprattutto dall’Afghanistan, dalla Siria, dalla Guinea e dal Marocco. E in Italia, in particolare, giungono anche daTunisia, Algeria, Sudan e Guinea.

Paese d'origine dei migranti giunti in Italia e Grecia nel 2019
Paese d'origine dei migranti giunti in Italia nel 2019

Per quale motivo hanno abbandonato la loro terra? Non è una scelta la loro, perché la situazione politica ed economica dei loro Paesi è insostenibile e sono impossibilitati a condurre una vita "normale".

Prendiamo in esame alcuni dei Paesi da cui provengono la maggior parte dei migranti:

Afghanistan

Da oltre trent’anni il Paese non riesce a conoscere la stabilità. Nel 2001, con la caduta del regime talebano, sembrava che la stabilizzazione fosse ormai prossima, ma questo non è mai avvenuto, e nel Paese sono ancora schierati circa 14 mila soldati americani. A complicare uno scenario già compromesso è arrivato nel 2014 anche lo “Stato islamico”. Secondo gli ultimi dati, dei 229 distretti in cui è diviso l’Afghanistan, lo Stato centrale ne controlla circa il 56%. Il 14,5% è invece nelle mani di forze ribelli, mentre il 30% del territorio sono aree contestate che non sono sotto il controllo né di Kabul né di talebani o islamisti. Kabul e il governo di Ashraf Ghani sta cercando in tutti i modi di affrontare la questione per via diplomatica ma senza apparente successo. http://www.occhidellaguerra.it/afghanistan-data-jihad/

Siria

Il territorio siriano è caratterizzato da una guerra civile, iniziata nel 2011 e non ancora conclusa, che vede il regime di Bashar al-Assad scontrarsi con un’opposizione frammentata. La guerra ha sinora causato più di 300.000 vittime e migliaia di profughi.

A partire dal 2011 la popolazione manifestò la sua opposizione al regime del presidente Bashar al-Assad, che governa la Siria ininterrottamente dal 2000. (La famiglia Al-Assad governa il Paese dal 1971). Il regime represse con la forza le manifestazioni, causando centinaia di morti, ma le proteste si diffusero. Alcuni ufficiali disertori crearono l’Esercito Siriano Libero (FSA) a cui si affiancarono altri gruppi di oppositori, tra cui il Fronte al-Nusra, fondamentalisti sunniti. Il governo tentò di bloccare i ribelli e i loro sostenitori con azioni sempre più violente, provocando massacri tra la popolazione civile. Queste azioni suscitarono le reazioni a livello internazionale. Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Turchia si schierarono a supporto dei ribelli, mentre Russia, Cina, Iran e Venezuela si schierarono a favore del regime di Al-Assad. Nel 2013 al Fronte al-Nusra si affiancò un’altra forza estremista, quello dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isis). A questo punto l’FSA si contrappose ad al-Nusra e all’Isis, mentre le forze curde che operano a Nord-Est della Siria si opposero all’Isis. Anche una coalizione guidata dagli Stati Uniti iniziò a bombardare i territori della Siria occupati dall’Isis, che nel frattempo concentrò le sue azioni al confine con la Turchia, verso la città di Kobane, controllata dalle milizie curde. Nel 2015 le forze curde riuscirono a riconquistare altri territori presi dall’Isis. Nel 2016, Aleppo est, punto strategico delle forze di opposizione, viene conquistata dall’esercito di Assad, ma la situazione a livello umanitario fu gravissima: durante gli assedi e i bombardamenti ci furono centinaia di migliaia di vittime, tra cui moltissimi bambini e donne. Il resto della popolazione, affamata dal lungo assedio, ha cercato di fuggire dalla zona. La situazione, dopo questi fatti, non ha accennato a migliorare: nel 2017 un attacco chimico ha provocato 72 morti a Khan Sheikhoun, in provincia di Idlib. Un attacco per il quale il governo statunitense e l’UE ha accusato quello siriano. Un nuovo attacco chimico che, secondo il governo americano è stato messo in atto dal governo siriano, si è registrato in Siria nel 2018 cui ha fatto seguito un nuovo bombardamento statunitense, appoggiato questa volta anche dai governi di Francia e Gran Bretagna. La guerra tuttora continua. https://www.studenti.it/siria-guerra-spiegazione-facile.html

Guinea

Dopo le elezioni del febbraio 2018, il Paese è piombato in un periodo di instabilità a causa di una serie di proteste e di scioperi. Le proteste riguardano i brogli elettorali e l’operato del Presidente Alpha Condè, al potere dal 2010. Le condizioni socio economiche non aiutano. Anche se questo Paese ha grandi ricchezze nel sottosuolo, bauxite, oro, diamanti e uranio, il 47% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. La mortalità infantile è molto alta (130/1.000) e l’analfabetismo è quasi del 70%. https://www.atlanteguerre.it/conflict/guinea-conakry/

Marocco

Secondo Amnesty International, chi invoca miglioramenti sul piano della giustizia sociale e dei diritti politici viene spesso incarcerato, e non di rado al termine di processi iniqui. Il Marocco, inoltre, non previene la tortura e implicitamente la ammette. Perché i tribunali considerano ammissibili, come prove a carico degli imputati, le dichiarazioni ottenute con la tortura. I tribunali, per di più, continuano a incarcerare uomini per aver avuto rapporti consenzienti con persone dello stesso sesso. https://www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-annuale-2017-2018/medio-oriente-africa-del-nord/marocco-sahara-occidentale/

Anche gli altri Paesi da cui provengono i migranti sono tormentati da conflitti e da dittature militari. In Africa solo 6 Paesi su 54 hanno piena libertà di stampa e soltanto 11 rispettano la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

L’Eritrea, ad esempio, che ha di fatto un regime dittatoriale, senza libertà politiche e di associazione, senza potere giudiziario e fonti d’informazione indipendenti. Il presidente è Isaias Afewerki, eletto nel 1993: da allora non si svolgono più elezioni nazionali.

O il Sudan: nel 1989 un colpo di Stato ha portato al potere il colonnello Omar al-Bashir, che ha instaurato una dittatura militare.

O l’Algeria: il regime del Fronte nazionale di liberazione è al potere dal 1962 e lo stesso presidente Abdelaziz Bouteflika è stato eletto per la quarta volta nel 2014.

O la Libia, infine; dopo l’uccisione di Gheddafi non esiste più come Stato unitario, si è frantumata in varie tribù, con territori in mano a gruppi jihadisti, compreso l’Isis, mentre il potere centrale è diviso tra due governi, uno riconosciuto, ma che controlla poco il territorio, quello di Al Sarraj, e l’altro non riconosciuto, guidato dal generale Haftar.

Le difficoltà in cui versano migliaia di persone in Asia e Africa ci dovrebbero spingere a intensificare gli sforzi per stabilire una politica europea di aiuti e di migrazione efficace, umanitaria e sicura e accordarci per una soluzione condivisa, nel rispetto di quei princìpi posti a base della nostra convivenza civile.

Perché è illusorio pensare di arrestare le ondate migratorie, presidiando le frontiere e scoraggiando in modi diversi l’accoglienza.

Quello dell'immigrazione e dell’accoglienza dello straniero è un fenomeno da affrontare con senso della realtà e responsabilità, attraverso una soluzione valida nel lungo periodo e rispettosa dell’articolo 10 della nostra Costituzione.

Perché, se attualmente gli sbarchi sono diminuiti, ma sono aumentate significativamente le morti durante le peregrinazioni verso l’Europa - un migrante su tre, tra quelli che riescono a scappare dalle prigioni libiche, muore in mare - i flussi di migranti potrebbero tornare ad aumentare e i Paesi bagnati dal Mediterraneo si troverebbero ad essere ancora più soli a fare scelte, magari poco ponderate.

Chiudersi, respingere, ghettizzare peggiora la vita di tutti, perché costringere tanti uomini a condurre una vita disperata significa alimentare il disagio per tutti: nessun italiano ha la vita migliorata se viene resa impossibile la vita ai migranti*.

Togliere diritti significa iniziare a toglierli a sé stessi.

Perché quando viene violato il diritto di un altro significa che presto verrà violato il nostro diritto. Così è avvenuto nel passato. Così può accadere al presente.

Maria Stella Gulmanelli, I.I.S. "G. A. Pischedda" - Bosa (OR)

Fonti principali: Omero, Odissea, Libro VI, vv. 187-210; Publio Ovidio Nasone, Metamorfosi, Libro VIII; Virgilio, Eneide, Libro I, 538-543; Petronio, Satyricon, 115; BibbiaLevitico, 19, 33-34; Bibbia, Matteo, 25, 35-43; * Roberto Saviano, Che tempo che fa, 24/02/2019, https://youtu.be/sgZj2ahQ7u4; https://www.comune.bologna.it/iperbole/coscost/Costituzione/...articoli/art_10.pdf; https://www.ohchr.org/EN/UDHR/Documents/UDHR_Translations/itn.pdf; https://www.europarl.europa.eu/charter/pdf/text_it.pdf; www.consilium.europa.eu; https://www.ispionline.it/; https://openmigration.org/analisi/come-potrebbe-cambiare-il-regolamento-di-dublino/; https://data2.unhcr.org/en/situations, https://www.europarl.europa.eu/charter/pdf/text_it.pdf; http://www4.istat.it/it/immigrati, https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2018/10/04/231/sg/pdf; http://www.occhidellaguerra.it/afghanistan-data-jihad/; https://www.atlanteguerre.it/conflict/guinea-conakry/; https://www.studenti.it/siria-guerra-spiegazione-facile.html; https://www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-annuale-2017-2018/medio-oriente-africa-del-nord/marocco-sahara-occidentale/

Immagini: Yannis Behrakis/ReutersA Syrian refugee kisses his daughter as he walks toward Greece's border with Macedonia on September 10, 2015. Chris Grodotski, Sea Watch. Alessandro Penso, Lesbo. Jean Alfred Marioton, Ulysse et Nausicaa, 1888. Jean-Bernard Restout, Philémon et Baucis donnant l'hospitalité à Jupiter et Mercure, 1769. Fabio Bucciarelli, Una famiglia siriana piange appena approdata sull’isola di Lesbo, provenendo dalla Turchia su un gommone, 2012. Giorgji Lichovski/European Pressphoto Agency, Child who consoles his desperate father during the protest for the closure of the border between Greece and Macedonia. You're welcome! da PixabayChildren-of-war. ThreeMilesPerHour da Pixabay Modern-pilgrim. Philippe Rekacewicz per Cartografare il presente, Territori "utili" dell'Africa subsahariana. Maria Luisa Giordano e Sara Anifowose per Cartografare il presente, L’Africa nella rete delle multinazionali del petrolio. Jan Willem van der Ham, Photos from Vial-camp, Chios, 2017.

Altre immagini da: https://www.rsi.ch/news/mondo/LIS-usa-scudi-umani-a-Mosul-8233078.html; https://www.lumsanews.it/fuga-dal-clima-migranti-cui-nessuno-parla/; https://www.lettera43.it/it/articoli/cronaca/2015/09/09/siria-un-paese-distrutto-da-quattro-anni-di-guerra/155291/; http://afrika-news.com/guinea-bokes-mining-riots/; https://www.remocontro.it/2018/06/29/sud-sudan-forse-la-pace-vera-dopo-100-mila-morti-e-2-milioni-in-fuga/; https://www.thetimes.co.uk/article/obama-ready-for-ground-war-as-kurds-flee-isis-lrmkmxm9m8t; https://researt.net/2015/04/21/africa-le-origini-e-le-colpe-del-disastro/