Gesti che contano
"Raccontiamo quello che vediamo, dice la regola, e noi vediamo quello che sta alla luce: dunque è la luce che scrive, noi siamo la pellicola che si impressiona. La luce modella il paesaggio, dà forma ai volti dei personaggi, passa sulle cose offrendole agli occhi. Come gazze ladre, siamo attratti dai dettagli luccicanti."
Troppo complesso? Ad una prima lettura magari sì, ma possiamo interpretarlo insieme. A colpirci, all'inizio, è sempre la parte sporgente della realtà, la superficie di ciò che vediamo: essa è composta da numerosi gesti del personaggio che, considerati nel loro insieme, ci fanno capire come sta. Oggi ci concentriamo proprio su di essi.
INSEGNAMENTO CHIAVE
ISTRUZIONE ESPLICITA
LAVORIAMO IN QUESTO MODO:
- Leggete una prima volta il testo.
- Mentre leggete, cercate tutti gli indizi che dà lo scrittore per capire come sta il personaggio (cosa fa, cosa pensa, che espressioni del viso assume)
- Ora rileggete il testo e, alla luce del finale, cerchiate i gesti effettivamente necessari alla comprensione.
- Raccolti gli indizi, scrivete sul taccuino quale interpretazione potete dare a quei gesti. Ora potete rispondere alla domanda: Come sta il mio personaggio?
Leggiamo il testo modello "Chiro" di Giusi Marchetta
Proviamo prima insieme con l'incipit del testo modello che avete appena letto, Chiro di Giusi Marchetta.
Leggiamo la prima scena e cerchiamo i gesti emergenti soltanto della protagonista:
- Anche stasera Greta fa tardi al negozio. Zio Nino le fa dei segni per dirle di andare a casa ma Lei si gira, fa finta di non vederlo. Cosa capisco: Greta non ha mai voglia di lasciare il negozio.
- C'è un paragrafo lungo e preciso che elenca i vari cani ospiti del negozio, ognuno descritto attraverso il punto di vista di Greta e le sue preferenze per il carattere di ogni animale. Cosa capisco: lei ha una vera passione per i cani più docili e coccoloni.
- Il secondo paragrafo lungo è di tipo narrativo: vediamo come sono le giornate di Greta alla pensione: A volte racconta allo zio della scuola (...) più spesso però parla di qualche cane che ha finito il soggiorno. Come è stato tornare a casa? Sarà stata bella la vacanza dei suoi padroni? Greta non lo sa ma può inventarselo ed è quasi come saperlo. Da qui capisco tante cose! Greta non parla volentieri di sé, a stento la scuola è un argomento che affronta. Ed è strano per una ragazza della sua età, tredici circa, dato che deve fare l'esame. È evidente che non ha amici o altri interessi, se ogni pomeriggio lavora al negozio e passa il tempo con lo zio e i cani. Infine, capisco che ha tanta immaginazione e una sensibilità che la porta a comprendere a fondo gli altri. Forse, anche questo le serve come fuga, per non tornare alla propria situazione.
- Deve tornare a casa. Lentamente si sfila il grembiule (...) Deve proprio tornare a casa. Cosa capisco: torna il tema delle prime righe, quindi a casa c'è qualcosa che non va, che lei non vuole affrontare.
Andiamo insieme a verificare le nostre informazioni alla luce del finale. Alcuni di questi gesti, inseriti nel testo in modo apparentemente casuale, ci aiutano a vedere meglio Greta: fin dall'incipit e per tutta la durata del racconto, sottolineano i suoi sforzi per tornare a casa molto tardi (l'autrice utilizza persino gli avverbi). A casa non si sente al sicuro se c'è suo padre; il negozio invece è un rifugio dove le piace stare, addirittura fino a molto tardi la sera.
Nel finale, Greta tenta di salvare Chiro: vuole farlo scappare dalla gabbia del negozio prima che lo portino al canile. Ma Chiro non si muove, non esce ed è terrorizzato. È proprio come a mamma di Greta, che non accetta l'aiuto dei servizi sociali e resta con il marito violento. I gesti emergenti volevano portarmi qui, al dolore di chi cerca una fuga e di chi invece nemmeno la cerca.
Rileggete adesso la seconda scena del racconto. Quali gesti riuscite a rintracciare? annotateli nel taccuino.
Confrontatevi con il vostro compagno: avete segnato gli stessi passaggi?